mercoledì 29 ottobre 2014
La Curia di Trieste ha confermato la notizia della tragica morte di don Maks Suard, 48enne parroco di Santa Croce, sul Carso, trovato impiccato in canonica. Aveva ammesso le sue responsabilità in un caso di pedofilia. «Affidiamo l’anima del sacerdote alla preghiera».
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«Con l’animo pieno di dolore e di sgomento» la Curia di Trieste ha confermato la notizia della tragica morte di don Maks Suard, 48enne parroco di Santa Croce, sul Carso. Il sacerdote è stato trovato impiccato in canonica dal vescovo monsignor Giampaolo Crepaldi col quale aveva un appuntamento in parrocchia nel pomeriggio di martedì. «Il vescovo – si legge in una nota diffusa dalla diocesi –, venuto a conoscenza il 23 di ottobre di fatti gravi successi molti anni fa che coinvolgevano una ragazzina di 13 anni, sabato 25 ottobre aveva chiamato don Maks per le dovute comunicazioni. In quella circostanza il sacerdote aveva ammesso le sue responsabilità che implicano come primo atto, per legge canonica, la sua rimozione da ogni incarico pastorale e l’invio del dossier alla Santa Sede quale organo competente per questo genere di delitti. Nella circostanza – aggiunge la Curia giuliana – il sacerdote, con umiltà e serenità di spirito, aveva chiesto due giorni per preparare una lettera di dimissioni e una memoria scritta in cui chiedere perdono a Dio, alla Chiesa e alla ragazzina per il male commesso». L’incontro col vescovo era stato fissato nel pomeriggio di martedì. Monsignor Crepaldi «dopo aver avvisato alle ore 16 don Maks del suo arrivo, giunto verso le 16.30 circa nel luogo, alle sue ripetute telefonate, in quanto la porta della canonica risultava essere chiusa, non riceveva alcuna risposta. Chiamato il sacrestano, che gli ha aperto la porta della canonica, con lo stesso rinveniva il corpo privo di vita del sacerdote». Immediato l’intervento della polizia e del magistrato incaricato delle indagini, che – sottolinea la diocesi – «hanno svolto la loro opera» con «professionalità e delicatezza». La vicenda di don Maks, conclude la nota, «avrebbe dovuto seguire il suo iter canonico e giudiziario che forse gli avrebbe consentito nel tempo un auspicabile recupero umano e cristiano nel rispetto delle leggi. Questa Curia, affranta per i risvolti drammatici e inattesi della vicenda, affida l’anima del sacerdote alla preghiera dei buoni e alla misericordia del Padre celeste».

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