giovedì 7 marzo 2013
​Salvatore, 39 anni, e Sofia, di 3i, entrambi affetti da gravi patologie degenerative, potranno continuare a curarsi con le cellule staminali. Per la piccola, la rassicurazione è arrivata dal ministro della Salute, mentre per Salvatore la decisione è stata presa dal giudice di Torino. Ma i genitori della bambina contestano le condizioni imposte da Balduzzi.
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Salvatore, 39 anni, e Sofia, di soli tre anni, entrambi affetti da gravi patologie degenerative, potranno continuare a curarsi con le cellule staminali. Per la piccola, la rassicurazione è arrivata dal ministro della Salute Renato Balduzzi, mentre per Salvatore la decisione è stata presa dal giudice di Torino.Sofia potrà dunque continuare le cure con le staminali e il ministro - che ha incontrato i genitori della bambina - sta cercando le soluzioni possibili, a fronte della mancanza di prove scientifiche sulla validità del protocollo messo a punto da Davide Vannoni della Fondazione Stamina, applicato alla piccola con una prima infusione di cellule a Brescia nel 2012. I genitori della bimba, però, precisano di voler continuare con il metodo Stamina: "Non abbiamo accettato cure con cellule differenti dal Protocollo Stamina perchè non sono noti effetti di miglioramento. Con la cura di Stamina che noi abbiamo regolarmente cominciato per Sofia, invece, sia nostra figlia che altri bambini con malattie assimilabili hanno avuto miglioramenti certificati dai medici. Sofia, dopo la prima infusione, è migliorata sotto diversi aspetti e soprattutto ha avuto salva la vita".Nel caso invece di Salvatore Bonavita, affetto da sindrome di Niemann-Pick e per cui il padre Luigi si è rivolto alla magistratura, il giudice del lavoro Mauro Mollo ha autorizzato le cure compassionevoli con il metodo Stamina, ma in un'altra 'cell-factory' e non nel laboratorio di Vannoni agli Spedali Civili di Brescia."È una sentenza bellissima, ma con riserva. Spero - ha dichiarato Luigi Bonavita - che una sentenza come questa possa aprire spiragli anche per gli altri, ma non vorrei che nei fatti risultasse inapplicabile e non portasse alcun beneficio a mio figlio. Per esempio, questo potrebbe accadere se l'ospedale di Brescia si rifiutasse o semplicemente non trovasse un altro laboratorio idoneo a somministrargli la terapia". Il giudice, ha sottolineato, "ha stabilito che si debba usare la metodica Stamina che mio figlio ha già sperimentato nel 2008. Sono passati cinque anni e non ha avuto alcuna conseguenza. Insistiamo su questo tipo di terapia perchè pensiamo possa dare dei risultati".Un chiarimento arriva dallo stesso ministro, che sulla questione ha pubblicato un messaggio sulla sua pagina Facebook: "Nessuno sta facendo una guerra alle terapie staminali - afferma - e il ministero è in prima linea nel supporto alla ricerca. In Italia ci sono numerose possibilità terapeutiche con le staminali ragionevolmente sicure e per questo già accessibili anche quando non hanno concluso l'iter delle sperimentazioni". E "non c'è nessuna persecuzione nei confronti di Stamina e dei suoi responsabili". Le inchieste dei magistrati, precisa il ministro, "faranno il loro corso" ma "ugualmente, il metodo Stamina va sperimentato e comprovato scientificamente".Ed ancora: "Se Stamina vuole fare un passo avanti può rendere accessibili e trasparenti i suoi protocolli, permettere che vengano verificati e sperimentati, condividere i risultati con la comunità scientifica. Finora questo Stamina non lo ha fatto, ma la possibilità c'è".
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