mercoledì 3 novembre 2010
Il ministro rassicura le associazioni, che però vogliono «vedere i fatti». Don Francesco Macrì (Fidae): «Il contributo deve essere raddoppiato». Maria Grazia Colombo (Agesc): «La vera questione è attuare la legge sulla parità».
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«Per prassi consolidata, negli anni il finanziamento statale alle scuole non statali è stato sistematicamente integrato con provvedimenti “ad hoc”. Sarà così, è già previsto che sia così, anche sul 2011». Arriva a metà pomeriggio, il comunicato del Ministero dell’Economia che, almeno nelle intenzioni, deve chiudere il “caso paritarie”. I soldi, dice in sostanza via XX Settembre, saranno recuperati con una misura specifica. Tutto bene, insomma? Mica tanto, almeno stando alle dichiarazioni di chi le scuole paritarie le fa funzionare tutti i giorni e, per il momento, ha come unica certezza il taglio del 47% dei contributi previsto dalla Finanziaria.«Di quale prassi parla il ministro? – si chiede Luigi Morgano, segretario della Fism, la Federazione delle scuole materne non statali –. Speravamo che non fosse questa la prassi, anche per i costi burocratici che comporta la continua rincorsa ai finanziamenti».«Alle parole chiediamo facciano seguito corrispondenze oggettive», sottolinea don Francesco Macrì, presidente della Fidae, la Federazione istituti di attività educative. «Non è sufficiente ripristinare la cifra originaria – aggiunge – che è fissa da dieci anni, ma si deve attuare davvero la parità, così come previsto dalla legge 62 del 2000. Per questo dico che, come minino, il contributo, oggi di 534 milioni di euro, dovrebbe raddoppiare. Tenendo conto che, anche qualora lo Stato investisse un miliardo nelle scuole paritarie, avrebbe, ogni anno, un risparmio certificato di oltre 6 miliardi».«Aspettiamo i fatti» è anche la posizione di Vincenzo Silvano, presidente della Foe, Federazione opere educative. «Ricordo che il ministro Tremonti deve ancora porre la firma sui 130 milioni di euro recuperati lo scorso dicembre e che stiamo ancora aspettando. Anche queste lungaggini burocratiche non fanno il bene delle nostre scuole. Saremmo comunque più tranquilli se il Governo attuasse davvero la parità scolastica entro la legislatura, come annunciato in campagna elettorale. Per adesso non l’ha fatto».La questione, insomma, non è tanto il reintegro quanto, come dice chiaramente Maria Grazia Colombo, presidente dell’Agesc (Associazione genitori scuole cattoliche), la «soluzione di una situazione di mendicanza continua che non è più sostenibile». In altre parole: il reintegro va bene ma non sposta la questione perché non risolve la «situazione di precarietà» delle scuole paritarie.«Nella Finanziaria di quest’anno – ricorda la presidente Colombo – ci sono 5.354 euro per studente di scuola statale contro 267 euro per studente di scuola paritaria. Questa differenza deve essere non dico colmata ma almeno ridotta di molto. Lo dice la legge sulla parità del 2000 che lo Stato sarebbe tenuto a rispettare».Molto critica sull’atteggiamento del Ministero è la deputata del Pd, Simonetta Rubinato, firmataria di due emendamenti alla Finanziaria: uno per il reintegro dei finanziamenti alle paritarie e il secondo per escludere dal Patto di stabilità dei Comuni, i contributi da questi riservati alle scuole materne paritarie, quando rappresentano più del 50% dell’offerta disponibile sul territorio.«Le parole di Tremonti non mi tranquillizzano affatto – sostiene –. Anzi, mi pare l’atteggiamento arrogante di chi prima crea il problema e poi si dà il merito di risolverlo. Davvero non ci siamo: il ministro vada a lezione dalla cancelliera tedesca Merkel, che taglia gli sprechi veri e finanzia davvero le scuole».Di «buon segnale» parla, invece, il deputato Pdl Gabriele Toccafondi, anch’egli firmatario di un emendamento per il ripristino dei fondi e promotore di una lettera a Tremonti e Berlusconi sottoscritta da più di cento parlamentari. «È il segnale che ci attendavamo – aggiunge –. Adesso il nostro compito sarà vigilare affinché il ripristino sia totale e avvenga in tempi celeri».
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