mercoledì 17 marzo 2010
Il piccolo di appena 8 mesi era arrivato, ieri mattina, senza vita al pronto soccorso con un grave trauma cranico. Secondo gli investigatori è stato un raptus di follia dovuto all'uso di droga. Nella notte erano stati arrestati, con l'accusa di omicidio volontario, la madre e il suo compagno.
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Un raptus della follia dovuto all'uso di cocaina: è questo secondo gli investigatori il movente dell'omicidio del piccolo Alessandro, il bimbo di otto mesi arrivato esanime per un grave trauma cranico, ieri mattina al pronto soccorso dell'istituto Gaslini di Genova. Per la morte del piccolo sono stati arrestati nella notte, con l'accusa di omicidio volontario la madre di Alessandro, Caterina Mathas, di 26 anni ed il suo compagno Giovanni Antonio Rasero, di 29.   Secondo quanto emerso, sul corpo del piccolo sono state riscontrate fratture plurime sulla parte posteriore del cranio, bruciature da sigaretta in un padiglione auricolare, e lividi sul collo, provocati probabilmente da pizzicotti. Dai riscontri effettuati dalla squadra mobile risulta che Alessandro era rimasto con la madre ed il suo compagno dalla sera prima, fino all'arrivo al pronto soccorso.   Non è ancora chiaro chi dei due abbia compiuto materialmente il gesto, ma si ritiene certo il coinvolgimento di entrambi. È possibile che la donna, che nel corso dell'interrogatorio si è professata innocente, abbia rimosso l'accaduto, questo potrebbe essere dovuto sia all'uso della droga, sia alla gravità del fatto. A Milano, un’ucraina di 28 anni ha ammesso di avere abortito illegalmente e di avere poi seppellito il feto nella campagna di Como. La giovane, irregolare, svolgeva lavori saltuari: lunedì sera, mentre era ospite in casa di amici, si è sentita male ed è stata portata in ambulanza alla clinica Mangiagalli. Il personale del 118, insospettito, ha però contattato una volante che ha accompagnato il mezzo fino in ospedale. Giunta in clinica, la ragazza ha confessato che era rimasta incinta e che aveva abortito cinque giorni prima con dei farmaci. Dalle sue indicazioni, gli agenti sono risaliti al punto dove aveva sepolto il feto: un campo a Mariano Comense, località dove lavorava in nero come badante. In attesa delle analisi medico legali, l’età del feto si aggirerebbe sui 4-5 mesi. Sulla vicenda indagano gli investigatori della Squadra mobile di Milano, coordinati dalla Procura di Como, soprattutto per capire se la giovane è stata indotta, se non costretta, ad abortire.E sulla vicenda del neonato partorito e ucciso in uno spogliatoio del bar dell’ovovia di Abetone, domenica scorsa, è emerso ed è stato confermato dai legali che la madre avrebbe assunto, nei giorni precedenti al parto, dei farmaci abortivi. «È probabile che si tratti delle prostaglandine, che provocano la rapida espulsione dell’embrione – ha spiegato il medico Renzo Puccetti di Scienza & Vita Pisa –. Il Cytotec, del resto, è un farmaco facilmente reperibile, perché usato per prevenire danni gastrici quando ci si cura con antifiammatori». Nella bocca del piccolo sono state trovate tracce di stoffa durante l’esame autoptico, a conferma che la madre avrebbe tentato di soffocarlo con un fazzoletto: a stabilire in via definitiva se il piccolo era effettivamente vivo dopo il parto e se è stato quindi ucciso, sarà l’esito degli esami istologici. (hanno collaborato Andrea Bernardini e Dino Frambati)
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