giovedì 15 settembre 2016
Un camion investe e uccide un operaio che manifestava per i colleghi licenziati. Rebus sulla dinamica dell'incidente. 
SECONDO NOI Non è solo un incidente
Piacenza, tragedia nelle giungla della logistica
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​«Era dagli anni Cinquanta che non succedevano più queste cose». La signora arriva a metà pomeriggio dal centro di Piacenza, accompagnata dal figlio, inquadra il fratello della vittima e lo abbraccia teneramente. Poi se ne va piangendo anche lei, mentre tutt’intorno cresce il fermento tra gli operai dell’Usb che non vogliono smontare il blocco e i camionisti delle cooperative che servono la Gls, i quali invece vogliono andarsene. Su questo piazzale nella notte l’operaio Abd Elsalam Ahmed Eldanf è stato travolto e ucciso da un loro collega. I falò dei sindacati di base sono ormai cenere ma basta una scintilla per far scoppiare la guerra dei poveri. Abdesselem, 53 anni e 5 figli, militava nell’Usb perché aveva un contratto a tempo indeterminato ma anche tanti fratelli precari. Mercoledì notte era nel polo logistico di via Riva a manifestare: «Era mezzanotte, la società aveva rifiutato di riassumere degli operai – spiega Teresa Chiarello – e stavamo comunicandolo agli operai; era iniziato il picchettaggio ai cancelli della Gls, quando un camion ha forzato il blocco, travolgendo Abdesselem».La procura, che ha acquisito i filmati delle telecamere, sostiene che «non c’era nessun blocco degli  operai. Il camion era in uscita e ha effettuato una manovra lenta. Purtroppo l’operaio morto è andato a un certo punto verso il camion» ha detto il procuratore capo di Piacenza Salvatore Cappelleri, che ha parlato di «elementi di certezza». Le rilevazioni della polizia scientifica dimostrerebbero che la velocità del tir era lenta e che l’impatto è stato estremamente ravvicinato, dati che avvallerebbero l’ipotesi di un incidente provocato dall’impossibilità di scorgere la vittima dall’abitacolo del camion, ma non scioglierebbero un altro dubbio: secondo la magistratura, al momento dell’incidente, davanti alla Gls non era in corso alcun blocco; in caso contrario, come sostengono l’Usb e la famiglia della vittima, il camion non avrebbe dovuto spostarsi e la polizia presente nell’area avrebbe dovuto impedirglielo. A quanto si sa, un agente ha cercato di attirare l’attenzione dell’operaio e dell’autista, senza riuscirci.Per il momento, l’autista del tir – che ha sostenuto di non essersi neppure accorto di aver investito l’uomo – è stato rilasciato e rimane indagato a piede libero per omicidio stradale, essendo risultato negativo ai test per stupefacenti e alcol, e la Procura sostiene siamo di fronte a «un incidente senza alcun dolo»; invece, per il sindacato di base, che ha proclamato ieri e oggi uno sciopero nazionale della logistica e domani organizzerà una manifestazione nazionale a Piacenza, «questo è un assassinio padronale». Di più: secondo il sindacato «qualcuno ha incitato l’autista a mettersi in marcia in fretta». Si parla di un addetto che «incitava il camionista a sfondare il picchetto» ha detto Riccardo Germani, dirigente Usb, a inBlu Radio.La vicenda sarà decisa sul filo dei minuti, quelli passati tra la tragedia e l’attuazione del blocco, e dei centimetri, analizzando cioè la distanza tra l’operaio e il mezzo che lo ha investito, per appurare se potesse esserci intenzionalità. Tuttavia, la morte dell’operaio egiziano solleva il velo soprattutto su una disumanità di fondo di questo settore di lavoro. «La logistica è parte integrante del sistema della Gdo e i lavoratori dei due settori sono anelli della stessa catena di sfruttamento» ha dichiarato ieri sera Francesco Iacovone dell’esecutivo nazionale Usb, parlando di false coop, salari decurtati, zero diritti, zero sicurezza… Ed ecco cosa ci ha raccontato in lacrime Elsayed, fratello della vittima: «Abd Elsalam lavorava in Italia da 14 anni e aveva già fatto richiesta di cittadinanza, doveva solo arrivargli la risposta. Per 1200 euro faceva un lavoro di facchinaggio che gli italiani non vogliono fare, in Egitto aveva lasciato una cattedra di professore di agraria e qui lottava perché fossero riconosciuti i diritti dei suoi fratelli, anche se aveva un posto fisso e non lo avrebbero potuto mandare via. Ogni notte lavoriamo senza fermarci mai perché la merce dev’essere in autostrada alle 6.30. Quando c’è molto lavoro appaiono altri operai, in genere di colore: ci dicono che li mandano le cooperative ma non sappiamo se hanno un contratto. E noi lavoriamo, tacendo. Non siamo terroristi né malfattori: vogliamo solo dar da mangiare ai nostri figli. Io quando non ho lavoro a Piacenza vado ad Alcamo, a raccogliere l’uva per 40 euro al giorno. In nero. Dormo in una baracca…». Mentre parlavamo, i camionisti lo osservavano distanti: i "facchini" sono la loro controparte, perché se non sono abbastanza veloci nelle operazioni di carico-scarico agli autisti tocca correre in autostrada. Giurano che il loro collega non ha visto l’operaio che ha travolto, ma ci hanno raccontato anche che «se fai un ritardo ti levano il 30% della giornata di lavoro, senza segnarlo in busta paga, perché nel nostro settore le multe le rifonde il lavoratore, non l’azienda». Quest’economia uccide.
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