martedì 26 maggio 2020
La tragedia lo scorso luglio, vittime due bambini di 11 e 12 anni. Ridotta la pena grazie al rito abbreviato. I legali delle famiglie: si rifletta, pena come per un incidente stradale
L'arresto dell'uomo che alla guida della sua auto travolse i due cuginetti di Vittoria

L'arresto dell'uomo che alla guida della sua auto travolse i due cuginetti di Vittoria - Ansa da un video della Polizia

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L'11 luglio del 2019 travolse con la sua auto i due cuginetti Alessio e Simone D'Antonio, 12 e 11 anni, che giocavano sul marciapiede sotto casa, durante una corsa a folle velocità tra i vicoli di Vittoria, in Sicilia. Oggi il giudice ragusano Ivano Infarinato, dopo tre ore di Camera di consiglio, ha condannato a nove anni di carcere l'uomo che era alla guida del Suv, Rosario Greco.

Il pm Fabio D'Anna lo scorso 19 maggio aveva chiesto 10 anni. A Greco è stata pure confiscata l'auto come parte dell'indennizzo alla famiglia, mentre il risarcimento per il Comune di Vittoria, che si era costituito parte civile, avverrà in separata sede con un nuovo giudizio civile. Il Comune ha chiesto un milione di euro.

Ci sarà da attendere 60 giorni per le motivazioni ma già adesso la sentenza fa discutere. Per i genitori dei due bambini, 9 anni di carcere sono "pochi" e lo sconto di pena rispetto a quanto richiesto dal pm non si giustifica, anche perché nell'accusa era prevista l'aggravante dell'uso di droga e alcol.

Più duro il commento della vicepresidente della Camera Mara Carfagna, secondo la quale si tratta di una condanna "sconvolgente" e troppo "indulgente".

Rosario Greco non era presente in aula, ma c'erano i genitori di Alessio e Simone D'Antonio. Greco era accusato di omicidio stradale plurimo aggravato dall'alterazione psicofisica dovuta all'utilizzo di sostanze alcoliche e stupefacenti. L'uomo aveva chiesto il rito abbreviato e già con questo ha potuto contare su una riduzione della pena, che per il Gup Infarinato partiva da 13 anni e 6 mesi.

La sentenza finale di nove anni, quindi non sorprende, anche se lascia l'amaro in bocca considerando le due giovani vite spezzate davanti a casa. "Il giudice ha fatto un ulteriore sconto rispetto alla richiesta del pm. Non sono queste le pene che si applicano ad un criminale. Ci saremmo aspettati una condanna più severa", ha detto Tony D'Antonio, padre di Simone.

L'avvocato delle famiglie ha spiegato che non sono state concesse attenuanti generiche e che "si può discutere della pena, sulla sua entità prevista dal legislatore perché non può essere equiparato a incidente stradale". Il focus dunque si sposta sulle pene previste nel Codice penale: l'avvocato Daniele Scrofani, legale insieme con Enrico Cultrone dei genitori si Simone e Alessio, insistono sulla necessità che si modifichi la legislazione. "Qui - aggiunge - c'è stato un mezzo che ha sfondato una abitazione privata, utilizzato quasi come un'arma. Il giudice è partito da pena di circa 13 anni, e ha applicato la riduzione per il rito abbreviato. Nell'ambito della dosimetria discrezionale avrebbe potuto applicare la pena partendo anche da 8 anni, e non ha ritenuto il massimo della pena, 18 anni. È comunque partito da una sanzione alta. Importante che siano state riconosciute aggravanti, vedremo le motivazioni".

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