giovedì 3 ottobre 2019
La metà di chi finisce nella rete è cittadino dell’Unione e nella metà di questi casi la tratta avviene all’interno dei confini del proprio Stato. Lo sfruttamento sessuale rimane al primo posto
Foto Ansa

Foto Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Arrestare i trafficanti e scoraggiare la filiera che sfrutta le schiave e gli schiavi del 21° secolo nell’Europa unita. Myria Vassiliadou è dal marzo 2011 la Coordinatrice Ue Anti-tratta. Parliamo con lei della strada che Bruxelles vuole percorrere per contrastare questa piaga.

Oltre 20.500 tra donne e bambini erano le vittime di tratta registrate nell’ultimo rapporto Ue del dicembre 2018. Stima incompleta, dicono gli esperti. Sono migliorate le cose?
Ci sono solide basi per ritenere che il numero effettivo di vittime della tratta di esseri umani nell’Ue sia significativamente più elevato. Si è lavorato molto per migliorare la raccolta dati europea. La Ue dispone oggi di solidi e ambiziosi strumenti legali e di policy per contrastare questo crimine, rileviamo una migliore cooperazione, migliore disponibilità delle vittime, maggiore coordinamento, più indagini congiunte e indagini finanziarie. Nonostante i progressi, permane una sostanziale impunità per tutti i responsabili coinvolti. Il livello di procedimenti giudiziari e condanne rimane basso particolarmente per chi utilizza i servizi prestati dalle vittime, con solo 18 condanne segnalate e solo da tre Stati membri, tra cui l’Italia.

Le vittime sono soprattutto donne e minori, cosa viene fatto per sensibilizzare chi è a rischio?
Le donne e le minori sono più di due terzi di tutte le vittime registrate e rappresentano la quasi totalità delle vittime di tratta per sfruttamento sessuale, la principale forma di sfruttamento. La tratta avviene all’interno della Ue, anche nello Stato membro di nazionalità della vittima, e verso la Ue. Significativi finanziamenti sono stati assegnati a progetti destinati a gruppi e settori ad alto rischio e assicurare il sostegno finanziario è una priorità trasversale per la Commissione. Mi lasci considerare la domanda anche da un altro lato: cosi non rischiamo di attribuire alle vittime la responsabilità di non diventare vittime? La tratta è grave violazione di diritti umani e crimine alimentato dai profitti e dalla domanda. Il rapporto 2018 di Europol indica che la tratta delle minori a scopo di sfruttamento sessuale è molto redditizia per i criminali «perché i clienti sono generalmente inclini a pagare di più per fare sesso con una minorenne». Non fermeremo questo orribile fenomeno solo allertando le potenziali vittime sui rischi.

E cosa sappiamo dei trafficanti?
Che di tutti gli individui perseguiti per tratta nel 2015-2016 il 75% è costituito da uomini e l’87% da cittadini della Ue. Sappiamo che la tratta è un crimine in rapida evoluzione, che si adatta immediatamente e sfrutta tutte le vulnerabilità, opportunità o contesti favorevoli. Questi includono contesti diversi che vanno dai flussi migratori misti, in cui abbiamo assistito a un picco nel numero di donne e minori vittime di tratta per sfruttamento sessuale, a Internet e ai social media, utilizzati per la diffusione di falsi annunci di lavoro e per il reclutamento, ma che svolgono anche un ruolo nello sfruttamento delle vittime, in particolare nelle piattaforme online dell’industria del sesso, dove le minori ven- gono presentate come adulte. È un crimine complesso, collegato al traffico di droga, a reati finanziari e informatici, facilitato da povertà, disuguaglianze, violenza contro le donne. Nello stesso tempo funziona in base a un principio semplice: la domanda di un individuo senza scrupoli, disposto ad abusare delle vittime, genera un’offerta di cui beneficiano molti attori che operano in settori legali e illegali e vanno dai parenti delle vittime al settore dei trasporti, da false agenzie di collocamento ad agenzie viaggi. Molti lo vedono, ma preferiscono girarsi dall’altra parte.

Non c’è poca consapevolezza del problema negli Stati membrI?
È vero. Circa la metà delle vittime di tratta nell’Ue sono cittadini dell’Unione e nella metà di questi casi la tratta avviene all’interno dei confini del proprio Stato. Mentre le vittime di tratta per sfruttamento sessuale rimangono la maggioranza, il 26% è vittima di tratta per sfruttamento lavorativo. Sono soprattutto uomini sfruttati in settori come agricoltura, costruzioni, alberghiero, pesca. In altri settori, come il lavoro domestico, le vittime sono soprattutto donne. È incoraggiante vedere i progressi nell’identificazione delle vittime di tratta per sfruttamento del lavoro e che la Commissione ha allocato fondi significativi su questa forma di sfruttamento. Negli ultimi anni abbiamo, però, visto una tendenza generalizzata a trascurare la tratta per sfruttamento sessuale e la società civile ha manifestato preoccupazione per la normalizzazione del fenomeno nella Ue.

Le comunità di religiose cattoliche si adoperano da anni per proteggere e reinserire nella società le vittime. Come valuta il loro apporto?
Il ruolo della società civile e delle organizzazioni religiose, comprese quelle cattoliche, è fondamentale ed esplicitamente riconosciuto dalla Direttiva antitratta. Già dal 2013 la Commissione ha lanciato una apposita Piattaforma Ue-Società civile, cui partecipano circa 100 organizzazioni, comprese quelle religiose. Il lavoro della società civile è stato fondamentale per rendere operativi gli sforzi congiunti richiesti. E’ stato incoraggiante vedere le organizzazioni religiose che lavorano con le vittime svolgere un ruolo chiave nel processo culminato con le meditazioni della Via Crucis e con gli Orientamenti Pastorali sulla tratta degli esseri umani. Rispecchiano l’approccio della Commissione riguardo alla necessità di scoraggiare la domanda che genera sfruttamento e di mantenere chiarezza concettuale.

Spesso i trafficanti individuano le vittime in Libia e nei centri di accoglienza. Che misure stanno adottando gli Stati membri per contrastarli?
Mi permetta di rispondere da un’altra angolazione. Chi compra queste donne e queste minori nella Ue? Facciamo l’esempio di una ragazza nigeriana, svestita, diciamo a dicembre, a Roma o in qualsiasi altra parte dell’Ue, da sola, di notte, per strada. E di un uomo che le si avvicina dalla sua macchina, non per chiederle se si è persa, se ha bisogno di aiuto, ma 'a quanto'. Prenda le stime di Oim Italia su donne e minori nigeriane potenziali vittime della tratta arrivate dalla rotta del Mediterraneo centrale nel 2016: 9.000. Usiamo numeri prudenti: 5 'clienti' al giorno, 30 euro ciascuno, 350 giorni all’anno. Significa circa mezzo miliardo solo per la transazione tra quest’uomo e lo sfruttatore, solo in un anno, solo per una nazionalità e una forma di sfruttamento. Non sono né la migrazione né la vulnerabilità a creare le vittime, ma l’interazione tra offerta e domanda per i servizi oggetto di sfruttamento. Qualcuno una volta mi disse che l’unico modo per sradicare la tratta è sradicare la povertà. Non è la povertà o nessuna altra vulnerabilità a 'causare' la tratta. Questa porta denaro a una vasta gamma di attori coinvolti consapevolmente o inconsapevolmen-te. C’è chi dice che le vittime siano invisibili, ma la minore nigeriana dell’esempio è molto visibile, così come chi si avvicina per sfruttarla.

I clienti delle donne prostituite vanno puniti?
Gli Stati membri hanno diverse politiche sulla prostituzione. La Ue ha competenza sulla tratta di esseri umani, lo sfruttamento sessuale ne è la forma principale e la prostituzione è stata segnalata ripetutamente dalle forze dell’ordine come settore ad alto rischio. Non tutte le persone nel settore della prostituzione sono vittime della tratta, ma tutte le vittime della tratta a fini di sfruttamento sessuale sono sfruttate nella prostituzione e nell’industria del sesso. La direttiva contro la tratta obbliga i membri a scoraggiare la domanda e a prendere in considerazione la criminalizzazione dell’uso consapevole dei servizi delle vittime. C’è chi dice che sia un argomento delicato, altri che sia difficile da provare. Non ci vedo niente di delicato e per quanto riguarda l’eventuale difficoltà nel provarlo, è lo stesso argomento che si usava nel dibattito sullo stupro. Per prevenire il crimine va tenuto presente che dietro ogni vittima ci sono sfruttatori, profittatori e 'utilizzatori'. In molti Stati Ue possiamo acquistare beni o servizi prodotti da vittime della tratta impunemente e l’impunità favorisce il crimine. Ma ora non ci sono più scuse.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: