sabato 5 ottobre 2013
Il maltempo ferma ancora le ricerche al largo dell'isola dei Conigli, dove giovedì è naufragato un barcone con 450-500 africani a bordo. I corpi recuperati sono 111, oltre la metà erano donne. I superstiti sono 155. (Paolo Lambruschi)
Il governo chiama l'Europa: ora faccia di più (Roberta D'Angelo)
E il mare restituisce le immagini scattate prima di partire FOTO
EDITORIALI
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VIDEO Guardia Costiera: ricerca superstiti e vittime | Salvataggio in mare​​
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Il cielo gonfio di nubi grigie e il mare increspato tra la Tabaccara e l’isola dei Conigli custodiscono ancora i corpi delle decine di migranti affogati tra le due spiagge più note di Lampedusa.Ieri il tratto è stato pattugliato dalla Guardia costiera, ma le avverse condizioni meteo hanno fermato le ricerche dei cadaveri intrappolati nel relitto del peschereccio affondato dopo un incendio a mezzo chilometro dalla riva mercoledì mattina. Ieri sera i soccorritori hanno tracciato un bilancio delle operazioni. Si aspettano di recuperare nello scafo i resti di un centinaio di persone, in maggioranza donne e bambini non appena le onde, ieri alte un metro, si abbasseranno. Lo vivono come un dovere verso le vittime innocenti della mattanza, affogati come topi nella stiva mentre il barcone affondava. Particolare odioso: nella stiva viaggiavano quelli che avevano meno denaro, i più poveri.Chi ha visto il peschereccio, lo descrive affondato in assetto di navigazione, quasi dritto per aver imbarcato acqua quando i passeggeri terrorizzati dall’incendio divampato per un tragico errore si sono spostati su un lato. Molti corpi sono ammassati sul fondale l’uno sull’altro. I cadaveri finora ripescati sono in totale 111: quelli di 4 bambini, di 49 donne e 58 uomini che aspettano di venire identificati e rimossi dall’hangar aeroportuale che funge da sudario.La mattina di ieri è iniziata con l’arrivo di 140 bare perché sull’isola non ce n’erano a sufficienza. Tutti troveranno sepoltura in vari cimiteri della Sicilia. Intanto il centro di Contrada Imbriacola torna ad ospitare quasi mille persone (100 sono partite ieri mattina), ovvero il doppio della capienza ed è in condizioni precarie per l’arrivo di altri 463 profughi il giorno antecedente la tragedia. La sera oltre la metà degli ospiti dorme sotto le stelle di questo mite autunno lampedusano. Una decina di persone riposa in un vecchio camion deo gelati in disuso. Altri hanno tirato su delle baracche. Oltre 320 sono i minori non accompagnati, che dormono in locali separati dagli adulti in attesa di venire portati prima possibile in comunità.«Dal naufragio - conferma Filippo Ungano di Save the Children, ong che segue i minori nel centro – si sono salvati 40 minori non accompagnati che hanno tra i 12 e i 17 anni in apparenza. Non li abbiamo ancora interrogati perché erano traumatizzati dall’esperienza vissuta, ma oggi inizieremo a ricostruire le storie». Ieri per superare le barriere linguistiche e aiutare i vivi e provare a identificare i morti, è arrivata sull’isola anche Alganesh Fessaha, il medico milanese di origine eritrea che attraverso l’associazione Gandhi opera nel Sinai per liberare gli eritrei rapiti durante i viaggi della speranza dai predoni beduini, in quello che l’Onu ha definito il più crudele traffico del secolo.Alganesh solleva una questione: «I parenti chiedono che i loro congiunti vengano sepolti in Eritrea, non in Italia. E sono pronti a pagare le spese, Ma per risolvere le questioni burocratiche deve farsi viva l’ambasciata eritrea che finora si è disinteressata del caso». Quanto ai minori di Contrada Imbriacola lancia un sospetto. «Mesi fa nel campo profughi etiope di Mai Aini mi dissero che erano spariti molti adolescenti. Sono stati ingannati dai trafficanti. È probabile che siano quelli sopravvissuti e che purtroppo alcuni di loro giacciano in fondo al mare».Il sindaco di Roma Ignazio Marino ha intanto annunciato che i 150 superstiti verranno accolti dalla Città eterna, un segno importante di solidarietà anche per i più piccoli. Per gli altri, che hanno conosciuto una morte orribile, solo la speranza che vengano trovati perché qualcuno li possa piangere.
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