venerdì 10 maggio 2013
​Il cadavere era stato localizzato sotto le macerie del molo Giano. Mentre si cerca di ricostruire la dinamica dell'incidente grazie all'esame di tutte le comunicazioni avvenute con la nave e la Capitaneria di porto. Armatore accusa rimorchiatori, che ribattono. Domani la camera ardente.
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I soccorritori hanno recuperato il corpo del penultimo disperso nell'incidente di Genova. I sommozzatori lo avevano localizzato nel corso del pomeriggio sotto le macerie del molo Giano una parte del corpo e stanno lavorando per estrarre la salma. Nel corso delle operazioni al molo Giano, teatro del tragico incidente della "Jolly Nero", è stata recuperata dai subacquei dei carabinieri e immediatamente messa sotto sequestro la "scatola nera" della Centrale operativa dei piloti. Il ritrovamento è particolarmente importante per ricostruire la dinamica dell'incidente perché all'interno dell'hard disk sarebbero registrate tutte le comunicazioni avvenute tra la stessa Centrale, la nave e la Capitaneria di porto. Sarà la Polizia postale a recuperarne e analizzarne il contenuto che potrebbe essersi danneggiato a causa del contatto delle componenti elettroniche con la salsedine. Il pm, Walter Cotugno, ha intanto conferito l'incarico di valutare le condizioni del mercantile a due periti, gli ammiragli Mario Caruso e Claudio Boccalatte della Marina militare mentre i legali dei due indagati hanno nominato gli ingegneri Enrico Mattarelli e Massimo Gronda: si chiede loro di "descrivere la nave e i suoi apparati e l'eventuale stato di avaria degli stessi" e di controllare "i documenti di bordo e l'eventuale irregolarità degli stessi": la "Jolly Nero" sarà spostata nelle prossime ore dal terminal Sech, dove è attraccata, al pontile Oarn, alle Riparazioni navali. Mentre migliorano le condizioni dei quattro feriti sopravvissuti al disastro (ma Enea Pecchi resta in prognosi riservata), non hanno ancora dato esito le ricerche degli ultimi due dispersi, il maresciallo Francesco Cetrola e il sergente Gianni Jacoviello. Dai rilievi autoptici effettuati all'Istituto di medicina legale dell'ospedale San Martino è arrivata la conferma che tre vittime della tragedia sono morte per annegamento, le altre quattro per politraumatismi da schiacciamento.ARMATORE ACCUSA RIMORCHIATORII Messina erano stati fino a oggi In silenzio e ora, per la prima volta, affidano il loro pensiero sull'accaduto a una nota in cui accusando i rimorchiatori sottolineano che l'azione dei due mezzi non è "davvero accettabile in quelle condizioni meteo-marine ottimali". E dicono "non riusciamo davvero ad accettare", che ciò possaessere accaduto "in un così ampio specchio acque in cui fanno la manovra navi di dimensioni ben maggiori" della Jolly Nero.ALLESTITA LA CAMERA ARDENTELa camera ardente per le vittime della disgrazia di Genova sarà allestita domani presso la Capitaneriadi Porto. Lo ha reso noto la Procura, che ha dato il suo nulla osta per i funerali dopo aver fatto svolgere le dovute ispezioni sui cadaveri. Dei sette uomini finora recuperati, tre sono morti per annegamento, quattro per i traumi riportati. Una prima camera ardente per i familiari è stata allestita all'ospedale San Martino, ma da domani le salme saranno in porto. La Capitaneria di porto rende noto che la camera ardente delle vittime del crollo della Torre Piloti sarà riservata ai soli familiari sabato mentre domenica, dalle 10 alle 20,30 sarà aperta alla cittadinanza e a tutti quanti vorranno rendere omaggio alle vittime.SI CERCANO I DISPERSI«Non molleremo finché non li avremo recuperati". Ieri, il capo squadra dei sommozzatori Emilio Dispenza, era l’unico a dispensare certezze. A quarantotto ore dal disastro della Jolly Nero, infatti, mentre i sub dei vigili del fuoco sono sul punto di recuperare dai detriti della torre dei Piloti i corpi di Francesco Cetrola e Giovanni Iacoviello, gli ultimi dispersi, la ricostruzione delle cause dell’incidente si fa più tortuosa. Oggi inizia l’iter delle perizie: la polizia postale sta già lavorando sul Vdr, la scatola nera della nave, che dovrebbe gettare luce sugli istanti che hanno preceduto la tragedia genovese, e in giornata la Procura incaricherà i primi consulenti che dovranno lavorare soprattutto sulla nave, per verificarne le condizioni e la possibilità che un’avaria dei motori, quand’anche temporanea, possa essere all’origine del gravissimo incidente. Per quanto, infatti, dopo lo schianto con la torre di controllo, la Jolly Nero - che aveva passato i controlli del Rina - si sia rimessa in moto, l’ipotesi di un guasto al sistema di propulsione della portacontainer, guasto che l’avrebbe resa ingovernabile, resta ancora la più accreditata.Nelle prossime ore la nave sarà spostata dal terminal dove era stata ormeggiata dopo lo schianto, come ha richiesto la società che attualmente la ospita. «Disporremo nel più breve tempo possibile gli accertamenti tecnici sulla nave così da revocare il sequestro quanto prima» ha riferito il procuratore capo di Genova, Michele Di Lecce, annunciando anche che sono stati acquisiti i video delle telecamere poste nella zona (nelle riprese sarebbe ben visibile lo schianto tra il naviglio e la torre di controllo) e che proseguono gli interrogatori, condotti dal pm Walter Cotugno. Ieri sono stati sentiti i rimorchiatoristi del “Genua” e dello “Spagna” che stavano aiutando la nave nella manovra di uscita dal porto; appena possibile saranno interrogati i feriti. Gli indagati per adesso restano soltanto due, il comandante della nave, Roberto Paoloni, e il pilota Antonio Anfossi, che lo assisteva nelle operazioni, entrambi accusati di omicidio colposo plurimo aggravato dalle lesioni dei sopravvissuti.Il capo della procura di Genova si è mostrato parecchio risentito per la fuga di notizie relative alle registrazioni dei colloqui tra la Jolly Nero e i rimorchiatori, che accrediterebbero l’ipotesi dell’avaria della nave - «non sono uscite da quest’ufficio» si è limitato a dire -, un episodio che la dice lunga sulle difficoltà di un’inchiesta iniziata con un comandante che, nella notte tra martedì e mercoledì, si è avvalso della facoltà di non rispondere e il giorno successivo ha rilasciato una lunga intervista al Corriere Mercantile, chiamando in causa i rimorchiatori. Nello stesso giorno, sul Secolo XIX e sul Corriere della Sera, l’altro indagato, il pilota Anfossi, faceva sapere che «la nave non rispondeva più ai comandi» ma anche che si era «accostata troppo al molo Giano» e sempre ieri Tgcom ha dato la parola ai comandanti dei rimorchiatori coinvolti nell’incidente, i quali hanno fatto sapere di aver fatto «tutto il possibile» ma anche di aver «obbedito agli ordini». Una versione, quest’ultima, che sarebbe confermata dai tracciati dei satelliti.L’escalation di deposizioni a mezzo stampa ha una chiara funzione tattica, visto che, con nove vittime, quattro feriti e un porto devastato, il caso Jolly Nero si concluderà certamente con risarcimenti astronomici. Le compagnie assicuratrici hanno già schierato i migliori pool legali. La difesa di Paoloni chiederà alla procura di non fermarsi al Vdr, ma di acquisire subito le registrazioni di tutte le trasmissioni radio, con l’evidente obiettivo di verificare eventuali responsabilità di piloti e rimorchiatoristi. La difesa dei piloti, per contro, vorrebbe andare oltre le registrazioni, verificare le reali condizioni della nave e analizzarne la manovra sotto un profilo cinematico, per capire non solo se sia stata effettuata correttamente ma anche cosa (nonché chi) e come abbia spinto la Jolly Nero contro la torre di controllo. Paolo Viana
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