martedì 15 gennaio 2013
​Maxi-operazione della Polizia e della Guardia di finanza contro due organizzazioni crinimali somale accusate di traffico di esseri umani dal Corno d'Africa ai Paesi dell'Europa settentrionale. I viaggi della speranza costavano ai profuchi dai 15 ai 20mila euro a testa. Legami sospetti con le milizie di al-Shabaab.
COMMENTA E CONDIVIDI

​Dai 15mila ai 20mila euro a testa. Era questo il prezzo del "programma di viaggio" imposto dai trafficanti somali arrestati da Polizia e Gaurdia di finanza agli immigrati del Corno d'Africa in fuga da condizioni disperate di vita. Soldi versati attraverso una rete di piccole agenzie di money transfer, per lo più prive dell'autorizzazione a svolgere intermediazione finanziaria.Cinquantacinque persone (tutte di nazionalità somala) sono state arrestate questa mattina in una maxi-operazione condotta dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di finanza (coordinate dalle procure distrettuali di Catania e Firenze). In manette un mediatore culturale dell'Ambasciata italiana di Nairobi e un collaboratore del World Food Program.Secondo le indagini coordinate dalla Direzione nazionale antimafia, il cartello criminale, composto da cellule operative radicate in Italia, in Kenya e in Libia, conduceva i migranti verso Malta e la Grecia per poi convogliarli in Italia presso alcune basi logistiche individuate a Roma, Milano, Torino, Firenze, Prato, Bergamo, Cuneo e Napoli, considerate città strategiche per la loro vicinanza agli aeroporti che collegano, anche con voli low cost, le principali capitali europee.«È l'ennesima dimostrazione - ha spiegato Giusto Sciacchitano, procuratore nazionale antimafia - di come ormai i gruppi criminali internazionali sviluppino contemporaneamente traffici diversi, di persone, di cose e di denaro». Tutto è nato da un'informativa dell'Ufficio dogane riguardante un traffico di rifiuti, "girata" alla procura di Firenze che si è trovata ad indagare su persone che risultavano coinvolte in un'altra indagine della procura di Modica su uno sbarco di clandestini. È così che i due filoni di indagine ("Bakara" e "Boarding Pass" i nomi in codice) si sono riuniti fino al blitz di oggi.

«È la prima organizzazione clandestina di trafficanti di matrice esclusivamente somala», ha sottolineato Maria Luia Pllizzari, direttore dello Sco, ricordando come «ormai l'Italia sia per lo più territorio di transito per gli immigrati provenienti dal Corno d'Africa: durante l'indagine son stati "certificati" almeno dieci trasferimenti dal nostro Paese verso la Norvegia». In pratica, i profughi vogliono restare il meno possibile sul territorio nazionale per evitare di essere identificati e, di conseguenza, costretti a chiedere lo status di rifugiato: la loro meta finale sono i Paesi scandinavi, o la Francia, dove magari hanno già familiari e amici. «Quella che abbiamo ricostruito - ha spiegato Pellizzari -era una rete con cellule in Kenya, Somalia e Libia e, da noi, nelle città vicine ad aeroporti internazionali dai quali partono voli low cost per i paesi nord europei».Napoli, Bergamo, Milano, Firenze, Prato, Torino erano le tappe itlaliane del lucrativo viaggio. Ai migranti venivano forniti di documenti del tutto falsi o veri all'origine e poi modificati nella foto e nelle generalità: quelli già presenti in Italia, in cambio di somme più piccole (2-3mila euro) venivano portati a destinazione anche in treno o in auto con l'aiuto dei vecchi passeur.Nell'indagine che ha portato alla scoperta di un'organizzazione di trafficanti di immigrati clandestini nordafricani «sono da approfondire eventuali ricadute di finanziamento di attività terroristiche», ha sottolineato il procuratore della Dda di Firenze, Giuseppe Quattrocchi. Uno degli arrestati, Ali Mohamed Sheik Bashir, noto come 'Bashir Alì, collaboratore del Pam (Wfp nell'acronimo inglese) «è un personaggio particolare - ha spiegato il procuratore - appartenente a uno dei clan somali, i Murasade, legato alle milizie salafite di Al Shaabab».Bashir, in qualità di gestore di un money transfer a Firenze, che movimentava ingenti passaggi di denaro tra l'Italia e altri Paesi (in particolare la Gran Bretagna), rappresenta di fatto «l'elemento di congiunzione trai due filoni dell'indagine» (quello di Catania e quello di Firenze). «In pratica - ha ricordato Quattrocchi - le agenzie fanno quello che fanno le banche, acquisiscono e spostano soldi, ma in qualche caso, specie le più piccole, senza averne l'autorizzazione».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: