venerdì 19 ottobre 2018
A Caresanablot, fuori Vercelli, i “giocatori-pendolari” in fuga dalle restrizioni. Nel 2016 in Paese sono stati bruciati alle slot 24mila euro pro capite. Il vicesindaco: Ma non chiamateci Las Vegas
Caresanablot, Paese che si ritrova capitale delle slot
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Non è nuovo, nella sua drammaticità, il quadro fotografato dall’Istituto superiore di sanità sull’azzardo in Italia. Sono 18 milioni i connazionali coinvolti nel fenomeno, con una percentuale non indifferente di problematici (circa 1,5 milioni), pronti cioè a indebitarsi pur di nutrire la propria dipendenza. Gioca d’azzardo quasi un uomo su due (il 43,7%) e una donna su tre (29,8%), soprattutto tra 40 e 64 anni, anche se di solito si inizia tra i 18 e i 25. La prevalenza di giocatori è nel Centro, (42,7% contro 36,4% di media naziona-le), seguono i residenti del Nord Ovest (39,3%), Isole (35,8%), Sud (33,8%) e infine Nord Est (29,3%). La mappa è diversa però per quanto riguarda i problematici, che invece sono di più nelle isole e al Sud. Proprio su questa categoria – che annovera anche 70mila minorenni su 700mila che giocano – si è concentrata larga parte dello studio, realizzato in accordo con Agenzia delle Dogane e Monopoli. Tra i problematici, oltre la metà dei giocatori è schiavo delle slot.

C’è una strada perfettamente dritta, lunga appena pochi chilometri, a collegare Caresanablot al capoluogo Vercelli. Il paese ha poco più di 1.100 abitanti e, pur essendo un Comune autonomo, è di fatto una zona periferica della città. Un centro tranquillo, a ridosso della distesa sconfinata e placida delle risaie, costituito soprattutto da villette e case unifamiliari. Eppure (almeno sulla carta) Caresanablot ha un record indiscusso: è la capitale italiana del gioco d’azzardo per spesa pro capite in slot machine. Secondo le stime, ogni residente nel 2016 si sarebbe giocato alle macchinette oltre 24mila euro. Un dato particolarmente allarmante e riconducibile alla presenza di una rilevante sala slot. L’edificio sorge lungo la statale che attraversa il paese, lontano da tutti i luoghi sensibili (banche, chiese, asili, scuo-le), dove la stringente legge regionale piemontese vieta le slot. Fino a non troppo tempo fa era aperta 24 ore su 24: da quando le norme si sono fatte ancora più severe, l’orario s’è dovuto ridurre ed ora resta chiusa. Dalle 4 alle 10 del mattino però, cioè quando il flusso di giocatori è quasi nullo. Formalmente è tutto in regola e il vicesindaco, Angelo Santarella, difende il paese: «Ma quale Las Vegas? Le statistiche vanno ponderate. La spesa per le slot non deve essere tarata sull’esiguo numero di abitanti, ma sul numero di persone che passano in zona. Sulla statale si arriva a ventimila passaggi al giorno. Non siamo certo noi abitanti a giocarci tutto con le slot».

Niente da imputare ai residenti, insomma. In effetti, il piccolo centro è attraversato dalla strada che unisce il sud del Piemonte al Biellese. Fino a qualche anno fa era affollatissima, soprattutto di camion e furgoni, ma con i nuovi collegamenti viari e con la crisi del comparto tessile, il traffico oggi si è notevolmente ridotto e anche gli autotrasportatori si fanno vedere meno in paese, persino nel bar-ristorante dall’altra parte della strada. Insomma, non sono neppure loro a giocare. E allora, chi resta? Chi si gioca 24mila euro all’anno, nella piccola Caresanablot? Una risposta, almeno parziale, potrebbe arrivare proprio dalla vicinanza al capoluogo. A Vercelli, da tempo il sindaco Maura Forte sta conducendo una lotta senza quartiere alla ludopatia.

Già nel 2015 aveva definito uno sgravio fiscale di 250 euro per gli esercenti disposti a rinunciare alle licenze per le slot machine e successivamente aveva limitato gli orari di accensione delle macchinette e coinvolto gli studenti delle scuole elementari e medie a farsi protagonisti dell’iniziativa 'No Slot' cittadina, contribuendo a progettare i materiali di comunicazione. Infine, in un’ordinanza di gennaio, ha ufficialmente vietato il gioco dalle 14 alle 16 e dalle 20 alle 24, dando attuazione, spiegano in Comune, «a quanto richiesto nella mozione presentata al Consiglio Comunale nel luglio scorso volta a tutelare la salute pubblica dal crescente fenomeno delle ludopatie». La scelta degli orari non è casuale, e «si è ritenuta prioritaria la tutela delle fasce più giovani, in età scolare, e l’inibizione nelle ore serali in cui l’accesso agli apparecchi da gioco è attuato da soggetti potenzialmente più vulnerabili alla ludopatia ed è potenzialmente generativo di problemi di ordine pubblico».

Probabilmente la linea dura del sindaco di Vercelli ha contribuito a far migrare i giocatori verso la sala slot più vicina, al di fuori dei confini cittadini, che è proprio quella di Caresanablot. Un ambiente che è anche più riservato, lontano dal centro storico e dagli occhi di famigliari, colleghi e vicini di casa. E queste cose, in provincia, hanno un loro peso. Spiega il sindaco di Vercelli: «Credo proprio che siano molti i concittadini che vanno a giocare a Caresanablot. Questo è il limite della legge, che scarica sui singoli Comuni incombenze, responsabilità e scelte difficili. Sarebbe necessaria una regolamentazione omogenea a livello nazionale, con fasce orarie condivise da tutti e controlli ben precisi e stabiliti». Altrimenti, il rischio perenne è quello della quotidiana migrazione dei giocatori tra paesi limitrofi, alla ricerca di una sala slot aperta e accogliente. Non a caso, alle 18 di un normale pomeriggio infrasettimanale, attaccate alle macchinette luminose della grande sala ci sono almeno una ventina di persone. Tutte vestite bene, tutte insospettabili. «Sul tema delle ludopatie – conclude Maura Forte – ho istituito un gruppo composto da ministero dell’Istruzione, prefettura, questura e Asl e spetta a questo tavolo proporre eventuali, nuove integrazioni all’ordinanza comunale. Ho provato anche a coinvolgere i sindaci vicini, ma non hanno mai voluto partecipare».

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