martedì 2 gennaio 2024
A Polino, 207 anime nel Ternano, via libera a un mini-polo sanitario realizzato grazie a 145mila euro di fondi Pnrr. Il sindaco: un aiuto ai più fragili e un segnale contro lo spopolamento
Il sindaco di Polino, Remigio Venanzi, con la fascia tricolore, durante una festa locale

Il sindaco di Polino, Remigio Venanzi, con la fascia tricolore, durante una festa locale

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Combattere lo spopolamento con un ambulatorio medico gratuito comunale e una serie di progetti nel segno della sostenibilità e dell’inclusività. La sfida parte dall’Umbria e ancora più precisamente dal più piccolo Comune della regione nel rapporto fra superficie e popolazione (207 abitanti, il secondo più piccolo in assoluto), ovvero Polino.

Il borgo di montagna in provincia di Terni, infatti si è aggiudicato un bando da 145mila euro con fondi Pnrr destinati proprio agli ambulatori di comunità e adesso ha l’ambizione di farne un piccolo modello da esportare nel resto del Paese. Perché a Polino, grazie al rapporto con una multinazionale, arriveranno macchinari medici di prim’ordine, per effettuare in loco elettrocardiogramma, ecografia, ecocardiogramma. Sono previste anche visite a domicilio e l’utilizzo della telemedicina, per consulenze a distanza.

«Abbiamo due obiettivi – dice il sindaco Remigio Venanzi –. Il primo è venire incontro a tutte le categorie di persone, soprattutto le persone fragili e svantaggiate e gli anziani visto che quasi la metà della popolazione qui è over 60. L’altro è abbattere quasi completamente le liste d’attesa. In questo modo garantiamo sul territorio una sanità diversificata. Le persone fragili si sentiranno meno sole e non dovranno fare viaggi per una visita medica. Se la cosa funziona, abbiamo l’ambizione di dare una mano a realtà piccole come la nostra nel contrasto ad uno spopolamento al quale altrimenti le aree interne saranno rapidamente destinate».

A partire dalla fine di gennaio il medico di famiglia verrà una volta settimana, la farmacista tre volte a settimana. Sono loro gli operatori abilitati, ma non saranno gli unici. «Stiamo stringendo accordi con ragazzi freschi di specializzazione o specializzandi, o anche con medici in pensione che operano attraverso strutture di volontariato – spiega il primo cittadino –. Ma il nostro vero obiettivo è trovare qualche sponsor che ci sostenga. Anche per questo stiamo cercando di far conoscere il progetto a qualche realtà medica privata o qualche associazione che opera nel settore a cui possa piacere questa sfida».

Che ha un altro valore aggiunto: «Tutti i macchinari che avremo qui saranno trasportabili – dice Venanzi – questo vuol dire, per esempio, che se c’è una persona che ha bisogno di un esame medico, ma è allettata o non ha la possibilità di muoversi, sarà il medico o il farmacista ad andare a casa sua con l’attrezzatura per effettuare le visite».

Del resto Polino è un Comune, per così dire, sempre in movimento. Nonostante le piccole dimensioni, ha recentemente ospitato famiglie ucraine in fuga dalla guerra con bambini disabili e già dalla scorsa primavera, dopo la chiusura dell’ultimo supermercato, un mezzo del Comune ha iniziato a girare casa per casa – su prenotazione – per portare la spesa alle famiglie se ci sono persone con difficoltà di deambulazione o se invece possono muoversi, accompagnarle nei supermercati dei comuni limitrofi. «A volte mi metto anche io al volante» dice Venanzi.

Il furgone in questione è stato acquistato con i fondi europei riservati ai centri montani dopo aver presentato un progetto proprio alla Ue. E se il Covid – nonostante il freddo pungente degli inverni di montagna – è scivolato via abbastanza bene, con i militari che hanno garantito con costanza le vaccinazioni in loco, adesso per Venanzi la sfida è quella di combattere lo spopolamento e favorire l’arrivo in paese di giovani generazioni.

«Intanto stiamo cercando di garantire più servizi possibili sul territorio – dice il primo cittadino – ma stiamo anche lavorando sull’attrattività del territorio. Ci sono alcune famiglie che hanno scelto di venire a vivere qui, anche perché adesso abbiamo la fibra che consente di poter lavorare da remoto senza problemi. Alcuni giovani hanno deciso di creare sul territorio le loro imprese agricole, ma quello che vorremmo fare a breve e del quale stiamo discutendo con la Regione è creare una casa di riposo “diffusa” affinché anche le famiglie con anziani restino a vivere qui. Attraverso una cooperativa o un’associazione vorremmo riuscire a portare i servizi nelle case degli anziani, che si tratti di accompagnarli a fare una visita oppure soltanto a giocare a carte al circolo e ovviamente riportarli a casa».

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