mercoledì 15 gennaio 2014
​La curia di Torino critica la scelta del consiglio comunale che, con una maggioranza risicata, chiede al Parlamento di legalizzare la produzione e la vendita della marijuana. «Così si danneggiano i giovani in particolare e non si contribuisce a costruire personalità libere, adulte, socialmente responsabili».
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Torino è la prima città italiana che chiede, con un voto del consiglio comunale, la liberalizzazione della marijuana e subito arrivano le reazioni di segno negativo. Una in particolare arriva dalla diocesi guidata dall'arcivescovo Cesare Nosiglia. La curia, con una nota, si dice preoccupata per questo pronunciamento della maggioranza del consiglio comunale torinese che chiede la liberalizzazione delle cosiddette droghe leggere.Le preoccupazioni nascono, si legge, «soprattutto guardando ai giovani. Perché va ad incoraggiare una tendenza che non contribuisce in nulla a costruire personalità libere, adulte, socialmente responsabili», ma favorisce le «culture dello sballo». «Uscendo dalla diatriba tra proibizionismo e antiproibizionismo - aggiunge la nota della Curia - chiunque abbia a cuore il benessere delle persone, e in particolare dei giovani che si aprono alla vita e alla loro esperienza sociale più vasta, non può non vedere la contraddizione tra richieste sempre più impegnative del mondo del lavoro, della scuola e della formazione e richieste sempre più disimpegnate circa il senso della vita, la gestione della libertà, l'organizzazione del tempo personale». Secondo la curia arcivescovile di Torino, «la discussione in un Consiglio comunale su questi argomenti richiederebbe pertanto un ben diverso coinvolgimento della cittadinanza e delle sue molteplici articolazioni formali e informali, famiglie, cittadini, gruppi, istituzioni, agenzie educative e sanitarie». «La ricchezza della storia di Torino e il suo straordinario patrimonio di libertà - si scrive ancora - sono sempre stati accompagnati da un altrettanto forte senso di responsabilità e realtà; a questo coraggio e a questa profezia ci rifacciamo nel rispetto e nel dialogo pronti a dare come Chiesa il nostro contributo come abbiamo sempre fatto e come sentiamo, ancor più oggi, di dover fare». L'ordine del giorno è stato approvato in Comune con una maggioranza molto risicata: 15 voti a favore (Sel, M5s, Idv e metà Pd); 13 contrari, tra cui l'ala cattolica del Pd e il centrodestra; 6 astenuti, tra cui il sindaco Piero Fassino. Il voto non ha alcun effetto pratico sulla vita della città, ma è una sorta di appello al Parlamento perché si passi da una legislazione di "tipo proibizionistico" a uno in cui sia legale produrre direttamente e distribuire quelle che vengono definite droghe leggere. L'obiettivo dei promotori torinesi è ora quello di fare approvare ordini del giorno simili da altri consigli comunali della Penisola.
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