mercoledì 25 maggio 2016
Morano: portare cultura nei quartieri
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1 Torino deve recuperare una solida base produttiva fondata sul manifatturiero ad alto valore tecnologico, con addetti di formazione superiore e redditi in grado di sostenere un progetto di vita solido e duraturo. In questi decenni, le amministrazioni che si sono succedute hanno tentato di montare un’economia alternativa di cultura e spettacoli, finanziata a debito, e il risultato è che Torino è la città più indebitata in Italia, ha la più alta disoccupazione giovanile del Nord e circa 300.000 persone povere o a rischio povertà.
2 Da vent’anni in questa città si applica una visione elitaria che concentra investimenti e manifestazioni in centro, le sostiene con le tasse e debito, e le riserva a un pubblico ristretto. Giunti a questo punto, bisogna redistribuire in maniera sostenibile ed equa gli interventi e le manifestazioni sul territorio urbano. Le produzioni degli enti culturali che si sostengono grazie al contributo del pubblico devono essere accessibili a tutti, soprattutto ai meno privilegiati. Una volta, la sinistra torinese portava l’Orchestra del Regio in Barriera di Milano; oggi al contrario si è rinchiusa nei salotti del centro... Quanto alla gestione, è ora di sperimentare partnership con privati: il modello interamente pubblico di gestione della cultura non ce lo possiamo più permettere.
3 L’attuale Piano regolatore generale era stato pensato per una Torino che non c’è più. Bisogna avviarne uno per il futuro, fondato non sulla costruzione ma sulla rigenerazione urbana, con investimenti di riqualificazione ambientale ed energetica, spazi verdi, nuovi siti produttivi con “patti per l’occupazione” tra Comune e imprenditori. Ritengo che una tale strategia aprirebbe degli importanti spazi di cofinanziamento pubblico e privato e molte opportunità diffuse di occupazione stabile.
4 In trent’anni la nostra città ha perso un quarto della popolazione – malgrado la presenza di 150mila stranieri -  e metà del Prodotto interno lordo relativo: ecco servita la famosa decrescita felice. Come prima cosa, dobbiamo recuperare popolazione produttiva: una volta eletto Sindaco di Torino, farò di tutto per attrarre nuovi cittadini che vogliano stabilire qui un progetto di vita e che siano messi in condizioni di vivere bene e di contribuire alla comunità.
5 C’è una carenza grave di servizi, specifica di questa nostra città, che favorisce la denatalità e impedisce modalità minime di conciliazione tra vita e lavoro. Non ci sono risorse per gli asili e i punteggi delle graduatorie sono congegnati male. Intendo tagliare i costi delle partecipazioni inutili e rivedere uno a uno i contratti di fornitura del Comune, per liberare risorse necessarie a finanziare un welfare comunale efficace e mirato alle famiglie.
6 Su queste materie decide il Parlamento e un Sindaco si deve limitare ad applicare le leggi. Sono contrario ad esperimenti sociali di dubbia legalità ispirati alle convinzioni del Sindaco di turno.
7 Riporterò lavoro a Torino, in modo che i Torinesi non guardino al passato con rimpianto, ma al futuro con fiducia, e che in questa città si stabiliscano famiglie a perseguire un progetto di vita a lungo termine. Per questo, propongo che l’amministrazione comunale stipuli degli accordi pluriennali per l’occupazione con investitori privati, cui vengono garantiti sgravi fiscali e affitti a costo zero, in cambio di riqualificazione dei siti industriali dismessi e di nuova occupazione.
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