giovedì 2 settembre 2010
Un terzo delle cause è nelle mani dei 3.400 magistrati onorari. Guadagnano 72 euro a udienza e fanno i conti con mandati limitat. Federmot: una riforma che stabilizzi la categoria. Il ministro Alfano: presto statuto unico e funzioni definite. «Così i tempi dei processi si riducono».
- Quei precari in toga fanno giustizia di Danilo Paolini
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Entri in un’aula di giustizia dove si sta svolgendo un’udienza per omicidio colposo legato a un incidente stradale e l’accusa è sostenuta da un pubblico ministero «a cottimo». Ancora: sei alle prese con una causa civile in cui possono esserci in ballo decine di migliaia di euro e il giudice che è chiamato a decidere è un «lavoratore a termine» che anno dopo anno attende il rinnovo dell’incarico.Basta aggirarsi fra i tribunali della Penisola per imbattersi in giudici e pubblici ministeri a gettone che chiedono condanne, scrivono sentenze o stabiliscono pene. Magistrati, sì. Ma precari. Che, in ogni caso, amministrano un terzo della giustizia italiana e sono più di 3400. La legge li chiama magistrati onorari di tribunale («mot»). Loro si definiscono giudici «a tempo determinato» e «in attesa di condono» perché la loro categoria è in perenne ricerca di un assetto definitivo. Non hanno uno stipendio e neppure le ferie, ma soltanto un «rimborso»: 98 euro lordi per ogni udienza. Un compenso che si riduce a 72 euro una volta pagate le imposte e i contributi previdenziali e che non tiene conto della mole di lavoro: si guadagna sempre la stessa somma anche se in una giornata i fascicoli da studiare o da discutere arrivano fino a trenta.Eppure, quando i mot decidono di scioperare, la macchina della giustizia si ferma. Del resto lo dicono le cifre: a fronte di 2059 togati in servizio nelle procure, sono 1613 i «temporanei» che vestono i panni dei pm e che prendono il nome di vice procuratori onorari; e rispetto ai 6317 giudici di carriera, gli onorari che presiedono le udienze sono 1798. Certo, la loro competenza ha limiti precisi: l’attività si svolge soltanto nei tribunali monocratici o davanti al giudice di pace. Niente corte d’assise o d’appello. Ma si stima che le procure indirizzino due terzi delle cause ai vice procuratori onorari, mentre un quarto dei procedimenti penali e un altro quarto di quelli civili è deciso da un magistrato precario. «E poi ci sono gli oltre 2500 giudici di pace che coprono un’altra parte rivelante del contenzioso e che sono anch’essi magistrati onorari – spiega il presidente di Federmot, Paolo Valerio, l’associazione che raccoglie più della metà dei magistrati onorari di tribunale –. Se si sommano le due categorie, viene superata la fatidica soglia del cinquanta per cento nel riparto delle cause con i magistrati di ruolo».A differenza dei togati, però, i mot non entrano in aula dopo un concorso. Il loro reclutamento avviene per titoli e il requisito minimo è quello della laurea in giurisprudenza. Così gli onorari sono soprattutto giovani avvocati o praticanti che per un paio di giorni alla settimana diventano pm o giudici e per il resto del tempo lavorano in uno studio legale. Ecco spiegata la ragione dell’elevato numero di domande che l’ultimo bando si è portato dietro: quasi 37mila per le nuove nomine di giudici onorari e oltre 27mila per i futuri vice procuratori. Comunque il quadro è in evoluzione. «Negli ultimi anni – spiega Valerio – il fenomeno che si sta riscontrando è quello di un maggiore radicamento alla funzione giurisdizionale da parte di professionisti che in origine facevano altro e che col tempo si sono trovati gravati da una crescita di attività giudiziaria delegata con la conseguenza di avere dovuto liberare spazio nella giornata lavorativa. In quest’ottica una categoria originariamente di forte estrazione forense si è riconvertita».Da qui la richiesta di una riforma che stabilizzi gli onorari. Perché giudici e pm «a cottimo» possono durare in carica al massimo sei anni. Anche se le deroghe sono ormai all’ordine del giorno. Ad esempio il presidente di Federmot è vice procuratore onorario a Roma da più di dieci anni. «Ogni volta le proroghe sono conferite in vista di una riforma che ancora non c’è stata – afferma Valerio –. Come onorari non chiediamo di essere assimilati ai magistrati di carriera. La nostre funzioni restano di supporto. Ma rivendichiamo un minimo di certezze economiche per chi svolge questa attività in maniera esclusiva abolendo l’attuale meccanismo della temporaneità del rapporto di servizio».Il riordino della categoria è stato ribadito nell’ultima «Relazione sull’amministrazione della giustizia in Italia» che il ministro Angelino Alfano ha illustrato lo scorso gennaio al Parlamento. Il progetto del governo si muove lungo tre direttrici: la creazione di uno statuto unico della magistratura onoraria; la rideterminazione delle funzioni dei giudici onorari; e la riorganizzazione dell’ufficio del giudice di pace. «L’intervento – ha spiegato il ministro – è finalizzato anche a contenere la durata del processo entro il termine di ragionevole durata imposto dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, attraverso una migliore organizzazione e gestione delle risorse disponibili».
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