sabato 11 settembre 2010
I docenti del futuro dovranno effettuare anche delle ore di tirocinio in classe, seguiti da colleghi anziani, per ottenere l’abilitazione a insegnare. È una delle principali novità. Il ministro Gelmini: «Prevediamo una selezione severa, doverosa per chi avrà in mano il futuro dell’Italia».
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Per essere formati non solo al sapere ma anche al saper insegnare, e per legare teoria e pratica, i futuri insegnanti svolgeranno un anno di tirocinio direttamente in classe guidati da un docente tutor. È una della novità del regolamento di formazione iniziale dei docenti presentato ieri in conferenza stampa dal ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini. «Oggi inseriamo un nuovo tassello fondamentale nella riforma destinata a cambiare il nostro sistema scolastico – ha spiegato il ministro –, che riguarda la formazione iniziale dei futuri insegnanti. Prevediamo una selezione severa, doverosa per chi avrà in mano il futuro dell’Italia e sostituiamo alle vecchie Ssis un percorso di lauree magistrali specifiche e un anno di tirocinio coprogettato da scuole e università».Il regolamento è il frutto del lavoro della commissione presieduta dal professor Giorgio Israel, a cui è seguito un confronto con il mondo della scuola e delle associazioni. Il numero dei nuovi docenti, peraltro, sarà deciso in base ai reali fabbisogni della scuola (con un ulteriore 30% destinato alle paritarie) per evitare il riprodursi del fenomeno del precariato. Dal 2011 infatti saranno a numero chiuso gli accessi ai corsi universitari magistrali. Per insegnare nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria sarà necessaria una laurea quinquennale. Si punta anche a rafforzare le competenze disciplinari e pedagogiche. Per la scuola secondaria di primo e secondo grado sarà necessaria la laurea magistrale e un anno di tirocinio formativo attivo (475 ore di tirocinio a scuola, di cui almeno 75 dedicate alla disabilità). Il nuovo regolamento prevede che tutti i docenti abbiano una preparazione adeguata alle esigenze dei disabili. Costituiranno competenze trasversali le nuove tecnologie e l’inglese, per il quale sarà necessaria la certificazione B2. Gli uffici scolastici regionali organizzeranno e aggiorneranno gli albi delle istituzioni scolastiche accreditate che ospiteranno i tirocini e avranno anche funzioni di controllo, evidenziando buone prassi e specificità. Viene naturalmente previsto un regime transitorio: tutti i vecchi laureati potranno conseguire l’abilitazione per la secondaria superando le prove di accesso (test preselettivo, esami scritti e orali) al tirocinio formativo-attivo a numero programmato. Il passaggio successivo, ha annunciato il ministro, sarà il regolamento sul reclutamento e nel frattempo è al lavoro una commissione sulla valutazione. Per valorizzare la professionalità degli insegnanti, appunto, come chiesto dalla stessa categoria, la Gelmini ha indicato la strada del superamento degli scatti di anzianità, perseguita per la via meno conflittuale, contrattuale o legislativa che sia. Nel corso della conferenza stampa il ministro ha precisato che i precari presenti nelle graduatorie a esaurimento sono 220mila (se si considerano anche quelli inseriti nella graduatorie dei singoli istituti la cifra può salire a 500-600mila). I posti vacanti sono circa 20mila. La Gelmini comunque si è detta convinta che i rimanenti 200mila, per i quali «al momento non c’è lavoro» nella scuola, saranno assorbiti, grazie ad un buon numero di pensionamenti, nell’arco di 6-7anni. Si tratta di «una piaga sociale» ereditata dal passato, ha sottolineato la Gelmini, a cui «il governo ha dato alcune risposte e cercherà di darne altre». «Il primo obiettivo» del nuovo regolamento è perciò «evitare l’insorgere di un nuovo precariato», con l’accesso alle lauree magistrali programmato sulle reali esigenze. Sull’assorbimento dei precari l’ex ministro dell’Istruzione, Beppe Fioroni (Pd) ha osservato: «Resto attaccato alla proposta fatta con il quaderno bianco con Padoa-Schioppa, che prevedeva due cose fondamentali: la chiusura delle graduatorie permanenti, da trasformare in graduatorie ad esaurimento, e una progressiva capacità di immissione in 5 anni. Ne sono già stati persi due e speriamo che si recuperi». Ma Domenico Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil, ha sostenuto che nelle parole del ministro «non solo non vi è stata alcuna soluzione concreta ma ancora una volta sono stati occultati i dati reali».  Il nuovo regolamento è stato definito, però, «condivisibile» da Massimo Di Menna, segretario generale della Uil scuola, che chiede ora il decreto sul reclutamento «con modalità di tipo concorsuale». «Sarà come sempre la verifica dei fatti a dirci se e quanto la nuova architettura dei corsi universitari, la cui articolazione può essere sostanzialmente condivisa, risulterà all’altezza del compito», ha rimarcato Francesco Scrima, segretario generale della Cisl scuola. Il provvedimento del ministro, secondo Roberto Pellegatta, presidente della Disal (Associazione dirigenti scolastici), «contribuisce a svecchiare il sistema e aiuta i giovani a entrare nella scuola, ma rimane il problema della durata del tirocinio e della sua valutazione, troppo sbilanciato a favore delle università, rispetto alle singole scuole»..
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