venerdì 28 ottobre 2022
Meloni apre il cantiere della manovra e incontra Giorgetti a Palazzo Chigi. Mulè (Forza Italia): priorità sono le bollette, non le banconote. Letta: scelta dissennata con più nero e meno entrate
La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, attorniata dai suoi ministri durante il dibattito al Senato

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, attorniata dai suoi ministri durante il dibattito al Senato - Ansa

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Giornata di riunioni sui dossier economici per la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. A Palazzo Chigi ha incontrato il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, titolare anche della gestione del Pnrr, la responsabile del Lavoro Marina Elvira Calderone e Maurizio Leo, responsabile economico di FdI di cui si parla come vice di Giorgetti al Mef. Per il nuovo esecutivo i tempi sono molto stretti. Mentre ancora infuria la polemica sui “contanti facili” e il rischio “nero” - dopo l’annuncio che sarà alzato il tetto per l’utilizzo delle banconote - incombono le scadenze relative alla legge di bilancio e ancor prima c’è da approvare in fretta il nuovo decreto contro caro-bollette e inflazione. Un debutto in corsa quello della squadra Meloni, anche se il lavoro preparatorio è in corso già da diverse settimane, e il collaborativo passaggio di consegne con Draghi ha facilitato le cose.

Le fibrillazioni politiche però non mancano. Le opposizioni stanno facendo muro sugli annunci del governo sul contante, e più in generale, sulle politiche fiscali, bollate come pro-evasori. Ma anche nella maggioranza si sente qualche frenata. «Il tetto sul contante non è una priorità. Se ne parlerà nella legge di stabilità per il 2023» ma ora «i temi principali saranno bollette, caro prezzi e inflazione», frena il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè, di Forza Italia. «Trovo sommamente offensivo che oggi tutta l'attenzione sia sul contante quando invece la priorità è mettere mille euro nelle tasche dei pensionati e aiutare famiglie e imprese», ha osservato il deputato, esponente di quella parte di Fi che reclama un certo grado di autonomia dal governo. Così se la Lega ha proposto un maxi-rialzo del tetto al cash a 10.000 euro, l’ipotesi è che alla fine si possa trovare una convergenza sui 3-5.000 euro.

Intanto interviene il leader del Pd Enrico Letta, dicendosi «sconcertato » per le prime mosse del governo: «Nella condizione di emergenza che stiamo vivendo, con l'inflazione alle stelle e la recessione alle porte, aumentare la soglia del contante è una scelta dissennata, con l'unico effetto di far aumentare il nero e far diminuire le entrate fiscali».

La priorità dell’esecutivo comunque resta quelle di arginare la corsa dei prezzi. La premier lo ha detto chiaramente nel suo discorso programmatico e ieri lo ha ripetuto Giorgetti. Il primo passo è il decreto per prorogare fino a fine anno gli aiuti in scadenza. A partire dall'estensione del credito di imposta per le imprese energivore (in esaurimento a fine novembre) e dello sconto benzina (terminerà il 18 novembre), senza escludere anche una replica del bonus da 150 euro per alcune categorie. Le risorse arriveranno dal minor deficit per circa 9,4 miliardi lasciato in eredità dal governo Draghi. Per poter usare le risorse, però, serve l'autorizzazione del Parlamento all'aggiustamento di bilancio: passaggio che potrebbe essere fatto nei primi 10-12 giorni di novembre, così da poter portare il decreto in Cdm entro metà mese. È destinata a cambiare anche la norma sugli extraprofitti: l'intenzione del governo è «regolarla meglio», ha detto il ministro dell’Industria Urso, che esclude il ricorso a uno scostamento di bilancio (cioè a deficit ulteriore). Il debutto in Parlamento del nuovo esecutivo sarà su un decreto approvato dal governo Draghi. Nel testo sono previsti gli aiuti contro il caro energia già in vigore e dovrà essere convertito in legge entro il 22 novembre.

Il resto arriverà con la manovra il cui testo è atteso subito dopo la metà di novembre. Una corsa contro il tempo che passa anche dall’aggiornamento della Nadef e del Dpb da inviare a Bruxelles, documenti che il governo Draghi ha redatto per la sola parte tendenziale (a legislazione vigente) lasciando al nuovo esecutivo il compito di integrare la parte programmatica, con i nuovi obiettivi. Il Parlamento avrà quindi poco più di un mese per esaminare e approvare la legge.

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