sabato 13 maggio 2017
I tre decreti su impresa sociale, codice del terzo settore e 5 per mille completano l'attuazione della delega sulla riforma del terzo settore. Essa riguarda 300mila associazioni non-profit in Italia
 Approvati i decreti. Le posizioni critiche delle associazioni
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A un anno dall’approvazione della legge delega, arrivano in Consiglio dei ministri, quasi in extremis, i decreti delegati della riforma del Terzo settore. Quelli cioè sui temi che - a parte il servizio civile universale che ha già completato il suo iter - rappresentano il cuore stesso del processo avviato tre anni fa, nella primavera del 2014, dall’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi.

L’annuncio arriva dal ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti. «Il Consiglio dei ministri ha approvato i tre decreti che completano l’attuazione della delega sulla riforma del terzo settore». Si tratta del «primo esame: i decreti dovranno andare in Parlamento e poi tornare in Consiglio dei ministri per la definitiva approvazione ». Una riforma complessa, che riguarda «300mila associazioni non-profit nel Paese, un milione di lavoratori e circa 5 milioni di volontari».

Tre i decreti approvati: il codice del terzo settore, il 5 per mille, l’impresa sociale

«Abbiamo regolamentato tutta la natura dei soggetti e imposto obblighi sulla rendicontazione e trasparenza, costruendo un equilibrio tra diritti e obblighi». Il ministro spiega che il codice del terzo settore descrive «le attività, determina le modalità per la raccolta fondi, definisce il Registro nazionale unico del Terzo settore, definisce le regole per i bilanci e il lavoro negli enti, stabilendo che i lavoratori devono essere trattati avendo a riferimento il contratto più vicino. Viene poi istituito un titolo di solidarietà per sostenerne le attività e definito il regime fiscale forfettario». È prevista «la costituzione del Consiglio nazionale del Terzo settore e un organismo di controllo, a livello nazionale e territoriale, oltre ai controlli generali a cui sono sottoposti gli enti». Poi c’è il secondo decreto, sul 5 per mille: «Definisce l’accreditamento, accelera le procedure di riparto, stabilisce che le risorse non possono essere usate per la pubblicità, definisce il meccanismo per la rendicontazione e la trasparenza sulla destinazione ». Infine, spiega Poletti, il terzo decreto sull’impresa sociale, «definisce la qualifica, le attività di interesse generale, l’assenza di scopo di lucro, la trasparenza e definisce i controlli e gli incentivi fiscali».

La dotazione finanziaria della legge è di 190 milioni

105 milioni a copertura delle misure fiscali e tributarie di favore, i restanti 85 per potenziare i Centri di servizio per il volontariato, a istituire il Registro unico del Terzo settore e al fondo per il Servizio civile. Tre decreti molto attesi dalle organizzazioni, che però ora chiedono modifiche, e non da poco, nel passaggio alle commissioni competenti. I decreti infatti deludono in parte le aspettative degli interessati.

Le reazioni dal terzo settore

Per il Forum del Terzo Settore «sono stati fatti importanti passi avanti nella stesura dei testi, ma insufficienti ad affrontare in modo compiuto una materia estremamente complessa – dichiara la portavoce Claudia Fiaschi – e i decreti scontano tempi troppo stretti. Per questo abbiamo sostenuto la necessità di una proroga». Le modifiche introdotte all’ultimo minuto «mettono a rischio la sopravvivenza della cooperazione sociale». Da qui la richiesta di un supplemento di lavoro sulla fiscalità, «per superare, in alcuni casi, appesantimenti del carico fiscale per l’associazionismo».

«Una riforma che rimane incompiuta e segna una battuta di arresto preoccupante», è il giudizio dell’Alleanza delle Cooperative sociali. «Le misure riconoscono vantaggi fiscali senza i necessari vincoli e contrappesi per le nuove imprese sociali». Per questo «chiediamo a Parlamento e governo una modifica adeguata che tenga conto della storia e dell’apporto» di chi ha sviluppato il Terzo settore.

L’Arci esprime «diverse perplessità di metodo e di merito»: «L’interlocuzione è stata intermittente e contraddittoria» e anche se il governo «ha accolto numerose osservazioni e correzioni, crediamo ci sia ancora molto da fare». E «mancano nei principi del riordino civilistico concetti come 'mutualismo' e 'partecipazione democratica' ». Interessa «la facilitazione di soggetti che 'erogano servizi e prestazione'» mentre al non profit si accollano «pesanti elementi di complicazione burocratica».

«Molto perplessa» la ConVol su punti che negano la gratuità del servizio nei confronti dei diretti beneficiari o introducono in modo surrettizio i rimborsi forfettari per l’attività dei volontari.
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