mercoledì 27 ottobre 2010
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Si è fatto tutto un po’ più chiaro. Per vedere cosa (e chi) potrebbe essere dietro alla guerriglia di Terzigno, bisogna accostarla alla rapina di ieri mattina nella banca di Casoria e a quella dell’altro giorno ad Afragola. E poi accostare entrambi i fatti anche a certi numeri che sembrano dettagli e invece sono assai illuminanti. In questo distretto giudiziario avvengono in media cinque o sei arresti al giorno, ma non ce ne sono più stati da martedì della scorsa settimana (a parte i tre giovani dell’altro ieri, legati però a quella guerriglia). Poiché due più due fa quasi sempre quattro, gli investigatori hanno messo uno vicino all’altro certi fatti e stanno, seriamente, lavorandoci sopra.Passo indietro. Ricostruiamo come sono andate le cose. Proprio all’inizio della scorsa settimana esplode la protesta a Terzigno. Spontanea, è evidente fin da subito: nessuna regia. Una rabbia fatta di gente comune, famiglie esasperate, madri nauseate dalla puzza e dalla paura per l’apertura, da queste parti, di una seconda discarica, oltre quella di Cava Sari (quest’ultima tenetela a mente che fra poche righe andremo a visitarla...).Solite scene già viste due anni fa poco lontano da qui: blocchi stradali, qualche gesto d’esasperazione. Poco tempo, un giorno o due, e si vedono arrivare i soliti infiltrati, solo cani sciolti da stadi per intenderci, qualcuno da centro sociale, testa calda e faccia coperta da sciarpa, insomma i soliti giovinastri che adorano far casino, scontrarsi con agenti e carabinieri, dare fuoco alle macchine e spaccare vetrine ogni volta che possono.Molto rumore, ancora più telecamere e giornalisti, tuttavia la situazione resta – sostanzialmente – sotto controllo, almeno dal punto di vista dell’ordine pubblico. Ma perché possa rimanere in questo modo, cos’è successo e deve succedere? Che uomini e mezzi delle forze dell’ordine si spostino (ovviamente) in fretta e furia dagli altri paesi vesuviani e flegrei, ma non soltanto, e vengano spediti a Terzigno e Boscoreale. Risultato? In quelle zone il controllo del territorio, già di suo molto, molto difficile, si trasforma in una specie d’utopia. E, per esempio, gli arresti inevitabilmente si azzerano.Dunque i clan camorristici – che di solito i loro conti sanno farli e che nella zona vesuviana sono molti e frammentati – potrebbero aver capito che gettare secchiate di benzina sul fuoco degli scontri di Terzigno avrebbe "liberato" ben altre strade e aver deciso quindi di fare la loro parte, assoldando per quattro soldi qualche altro baldo giovanotto perché vada in giro per Terzigno a sprangare e sparare fuochi d’artificio su poliziotti e carabinieri. Così che sarà pure un coincidenza, ma negli ultimi tre giorni c’è stata prima una rapina ad Afragola, dal misero bottino di diecimila euro, e poi (ieri mattina) una seconda ad un portavalori, davanti a una banca di Casoria, che è diventata un tale far west, in pieno giorno, da scapparci pure il morto. E visto che, appunto, due più due fa quasi sempre quattro, che gli inquirenti non sono stupidi e che anche i bambini hanno visto come qui siano in piedi due proteste parallele (una pacifica, l’altra molto meno)...Torniamo, come detto, a Cava Sari. Dove intanto continua la copertura delle tonnellate e tonnellate di rifiuti, con terreno e argilla, per "annullarli" e cancellarne il puzzo, sebbene la questione sia che cosa verrà coperto e in quale modo. Prima novità, naturalmente (per adesso) non ufficiale: rivoltando appena la superficie di questa montagna d’immondizia, sono saltate fuori centinaia di scatole e scatolette di medicinali, materiale molto probabilmente ospedaliero. Come questi vadano catalogati fra i «rifiuti speciali» neppure vale la pena mettersi a sottolinearlo: allora che ci fanno qui? Chi li ha portati (di nascosto)? Perché? E, magari, a quali prezzi?Finita? Macché. Altro... "dettaglio" di questa cava: da qualche giorno ha preso ad andare di moda dare alle fiamme gli autocompattatori che portano la spazzatura sempre qui a Terzigno e sempre destinazione Cava Sari. Tutti siamo stati e siamo convinti che sia "soltanto" una forma violenta di protesta: bene, potremmo sbagliarci. Perché gli investigatori lavorano ad una pista precisa, quella che racconterebbe come i clan camorristici abbiano incentivato questo passatempo così che, al posto degli autocompattatori bruciati, i rifiuti vengano trasportati dai camion delle ditte "amiche", ma con un accorgimento: i tre quarti del carico, quelli inferiori, che non si vedono, sono rifiuti più o meno speciali e/o pericolosi, e l’ultimo quarto, quello superiore, a vista, è fatto di normale spazzatura da sversare a Cava Sari. Così che sarà pure, sempre, una coincidenza, ma alla Procura di Nola c’è una corposo fascicolo aperto per accertare l’inquinamento delle falde acquifere.
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