martedì 10 gennaio 2017
Misura di custodia cautelare in carcere per un sospetto terrorista libico.
Terrorismo, perquisizioni a tappeto. Tunisino faceva proseliti dal carcere
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Perquisizioni in tutto il Lazio questa mattina nei confronti di sospettati di appartenere a organizzazioni terroristiche. In arresto è finito Hmidi Saber, un presunto affiliato a Ansar Al-Sharia, organizzazione libica considerata legata ad al Qaeda. Per la prima volta la Digos ha trovato una bandiera vessillo originale dell'organizzazione terroristica. L'uomo, tunisino, 32 anni, era già detenuto a Rebibbia: per lui il provvedimento di custodia cautelare è terrorismo e proselitismo.

Saber, in Italia dal 2011, sposato con una italiana e padre di una bambina, era stato arrestato nel 2014 con l'accusa di tentato omicidio, ricettazione, porto abusivo di arma da fuoco, lesioni, violenza e resistenza a pubblico ufficiale. Nel novembre 2014, Saber, alla guida di un'auto, era stato fermato, assieme a un'altra persona, da una pattuglia della polizia, a un posto di blocco a Morena, periferia di Roma. Nel corso del controllo, il tunisino aveva tirato fuori una pistola e l'aveva puntata contro i poliziotti, ma l'arma si era inceppata. Dopo una collutazione con gli agenti, Saber e il suo compagno erano riusciti a scappare. Il giorno dopo, gli agenti hanno rintracciato Saber e lo hanno arrestato di nuovo. Dalla perquisizione nella sua abitazione, oltre a una trentina di cellulari e pc, bottino di vari furti, sono spuntate fuori armi, pallottole e una bandiera del gruppo salafita Ansar Al-Sharia, fiancheggiatore del Daesh. Il materiale raccolto durante le perquisizioni ha convinto gli investigatori a iniziare un monitoraggio continuo di Saber, condannato a 3 anni e 8 mesi di detenzione.

Le indagini sono scattate dopo il ritrovamento del vessillo del gruppo terrorista Ansar Al-Sharia e dopo l'analisi dei computer trovati in casa di Saber dove erano stati scaricati video di combattenti del Daesh. L'arrestato è già transitato per sei istituti carcerari italiani. In cella aveva esultato dopo gli attentati terroristici. In più di una circostanza, - spiegano gli investigatori - Saber ha detto che una volta libero si sarebbe trasferito in Siria con la famiglia per combattere sotto l'egida del Daesh. L'uomo si è rivelato persona violenta e pressante nei confronti degli altri carcerati con una continua opera di radicalizzazione e proselitismo. In alcuni casi ha usato violenza contro gli agenti penitenziari, in altri, ha minacciato di tagliare la testa agli altri detenuti, di fede religiosa diversa o che non volevano convertirsi.

L'Antiterrorismo spiega che ci sono attività in corso su una rete di tunisini e libici che hanno appoggiato l'arrestato. "Ci siamo resi conto che alcuni in carcere chiedevano informazioni insistenti su Hmidi Saber. E oggi da queste perquisizioni stiamo acquisendo altri elementi utili per le indagini", è stato spiegato dagli investigatori. Per l'Antiterrorismo l'operazione conferma che in Italia non ci si trova più di fronte a "circoli", "reti", ma a una "minaccia sempre più frammentata" legata alla micro-criminalità che si presta all'estremismo ideologico-religioso".

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