giovedì 28 aprile 2016
Sei arresti tra Lombardia e Piemonte. ​Tra loro una coppia marocchina (lui un pugile)  pronta a partire per la Siria con i due figli, e un giovane di 23 anni. Progettavano attentati a Roma. Vincenzo R. Spagnolo  La risposta vincente di Andrea Lavazza
Blitz anti-jihad, chi sono gli arrestati
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​Il blitz che ha portato all'arresto di sei presunti estremisti islamici arrestati, con un'operazione congiunta dei Carabinieri del Ros e dei poliziotti della Digos e dell'Antiterrorismo, è stato deciso dai magistrati della Procura di Milano anche per via della preoccupazione relativa a un eventuale imminente progetto di attentato in Italia. Secondo quanto hanno riferito gli inquirenti, alcuni fra gli arrestati parlavano tra loro di possibili attentati terroristici, con una "particolare attenzione a Roma". Dalle zone di guerra siriano-irachene sarebbe arrivata "la richiesta di effettuare attentati sul territorio italiano, una indicazione non generica ma specifica che ci risulta da messaggi che abbiamo intercettato", ha spiegato il procuratore aggiunto di Milano Maurizio Romanelli. Fra gli arrestati c'è una coppia di marocchini con cittadinanza italiana, residenti in provincia di Lecco. Stavano organizzando il viaggio per raggiungere la Siria con l'obiettivo di unirsi al Califfato. Sono Moutaharrik Abderrahim, un pugile di boxe thailandese di una certa caratura tecnica, e sua moglie Salma Bencharki. Progettavano di partire portandosi dietro anche i figli di 2 e 4 anni, i quali, dopo l'arresto dei genitori, sono stati affidati ai nonni. Moutaharri_50852435.jpg Alla coppia si sarebbe dovuto unire Abderrahmane Khachia, 23enne marocchino residente a Brunello in provincia di Varese. Il giovane è il fratello di un operaio diventato foreign fighter, cresciuto a sua volta a Brunello ed espulso dall'Italia il 28 gennaio 2015 per alcuni post su Facebook a favore dell'Isis. In seguito fu allontanato anche dalla Svizzera e infine avrebbe raggiunto la Siria dove sarebbe morto dopo essersi unito al Califfato. Kachia_2_50852393.jpg Tra gli indagati raggiunti da provvedimento di ordinanza cautelare, ma tuttora latitanti, ci sono anche Alice Brignoli, italiana di 39 anni (che ha cambiato il nome in Aisha dopo la conversione all'Islam) e il marito 31enne Mohamed Koraichi, nato in Marocco. Entrambi sono scomparsi da Bulciago (Lecco) dal febbraio 2015 assieme ai figli. E si sospetta che abbiano raggiunto i territori siriano-iracheni per unirsi alle milizie dell'Isis. Tra gli arrestati figura anche la sorella dell'uomo. La vicenda di Aisha e del marito (i cui nomi sono finiti nell'elenco dei foreign fighters 'italiani') era emersa a maggio del 2015, quando la madre della donna ne aveva denunciato la scomparsa, insieme a quella dei tre figli, il più grande di sette anni e il più piccolo di solo un anno e mezzo. I due avrebbero iniziato il percorso di radicalizzazione nel 2009, in concomitanza con la nascita del primo figlio: lei indossava il velo e a studiava l'arabo, lui si fece crescere la barba e sempre più spesso si faceva vedere in giro con una tunica bianca. Col passare del tempo, i due hanno tagliato i ponti con le famiglie e a maggio dell'anno scorso sarebbero partiti: prima tappa la Turchia, da dove poi hanno raggiunto la Siria. Quando è entrata nell'appartamento della figlia a Bulciago, la madre della donna ha trovato solo un messaggio: "Sono partita, non mi cercate, non torno". Da allora gli investigatori hanno intercettato due telefonate, in cui la donna diceva che stava bene e di non preoccuparsi, e un ultimo messaggio verso la fine del 2015.
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