venerdì 26 gennaio 2018
A Como bloccato un egiziano, già combattente in Bosnia, ed espulsa la moglie. Il figlio è stato arruolato dal Daesh in Siria. A Treviso rimpatriati due kosovari che sostenevano il jihad
Due arresti e tre espulsioni tra Como e Treviso: aderivano al Daesh
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Due egiziani residenti a Como di 51 e 23 anni, padre e figlio (quest’ultimo è latitante in Siria), sono destinatari di un provvedimento d’arresto per associazione con finalità di terrorismo. L'operazione, denominata “Talis pater”, è stata condotta dalla Digos della questura di Milano e Como. Con provvedimento del ministro dell'Interno è stata rimpatriata, per motivi di sicurezza pubblica, la madre e moglie dei due, una cittadina marocchina di 45 anni.

Il padre aveva combattuto come mujaeddin in Bosnia, il figlio è invece attualmente foreign fighters in Sira, ma "ci sono ragionevoli motivi perchè possa tornare in Italia o in Europa". È quanto riferito dal capo dell'Antiterrorismo della procura di Milano, Alberto Nobili, relativamente all'arresto di due egiziani di 51 e 23 anni, padre e figlio, accusati di associazione con finalità di terrorismo. La madre era di supporto alla strada intrapresa dal figlio, anzi lo incitava a rimanere a combattere. "Per loro
era un orgoglio", ha proseguito il magistrato.

Con provvedimento firmato dal ministro dell'Interno, Marco Minniti, è stata eseguita l'espulsione dal territorio nazionale, di due
cittadini macedoni, per motivi di sicurezza dello Stato. Con queste ultime, la seconda e la terza del 2018, sono 240 le espulsioni con accompagnamento nel proprio Paese, eseguite dal 1° gennaio 2015, riguardanti soggetti gravitanti in ambienti dell'estremismo religioso. Si tratta di un 43enne macedone residente in provincia di Treviso che dal 2016 era stato sottoposto ad indagini da parte della DIGOS di Venezia poiché indicato come soggetto connotato da ideologie jihadiste e in contatto con arruolatori del DAESH. Lo straniero, infatti, è risultato essere in relazione con suoi connazionali anch'essi coinvolti in pregresse attività antiterrorismo nonché con altri estremisti balcanici. Inoltre, a seguito di mirati approfondimenti, è stato rilevato che, in diverse circostanze, aveva condiviso il suo forte risentimento contro le istituzioni e la cultura italiana (al punto da asserire che il riconoscimento della nostra cittadinanza risulterebbe proibito per un musulmano poiché costituirebbe una sorta di "patto con gli infedeli"). Nei mesi scorsi, all'esito di una perquisizione, gli sono stati rinvenuti alcuni supporti informatici contenenti le prediche di diversi imam balcanici di estrazione ultra-radicale e documenti di propaganda jihadista.

L'altro espulso è un 45enne macedone, anch'egli residente nel trevigiano, cugino dell'altro connazionale, che è risultato attestato anch'egli su posizioni jihadiste e seguace di predicatori ultra-radicali dell'area balcanica. Oltre ad aver manifestato l'intenzione di raggiungere la Siria, è risultato collegato con stranieri tratti in arresto in pregresse operazioni antiterrorismo condotte sia in Italia che nei Paesi dei Balcani occidentali. Per questi motivi, il ministro dell'Interno Minniti ha firmato il decreto di espulsione per motivi di sicurezza dello Stato e i due cittadini macedoni sono stati rimpatriati, con accompagnamento nel proprio Paese, con un volo decollato dalla frontiera aerea di Venezia e diretto in Macedonia.

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