sabato 10 giugno 2017
Un milione di tonnellate da gestire entro fine 2018
Lo scheletro della Torre civica di Amatrice tra le macerie (Ansa)

Lo scheletro della Torre civica di Amatrice tra le macerie (Ansa)

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Recuperare la foto di famiglia, il gioiello della comunione, i giocattoli e i peluche, le posate e i vecchi libri, i ricordi di una vita: eccolo, l’immenso lavoro che stanno portando avanti gli operatori tra le centinaia di migliaia di tonnellate di macerie, nei depositi delle Marche devastate dal terremoto di agosto e ottobre.

Si procede cumulo per cumulo, abitazione per abitazione, selezionando a mano e con pazienza gli oggetti da restituire ai proprietari: tutto ciò che i crolli non hanno distrutto, tutto ciò che ha un valore affettivo ed è recuperabile viene restituito al proprietario. «Un’attenzione speciale e rara al singolo terremotato, che ha stupito anche la Commissione europea Grandi Rischi, in visita due settimane fa al deposito maceratese», commenta Angelo Sciapichetti, assessore regionale all’ambiente.

Sono più di 487.600 le tonnellate di macerie conteggiate finora (dei Comuni che hanno presentato il piano): nel dettaglio, dichiarate a oggi 285mila nel Maceratese, 161mila nell’Ascolano, 41mila nel Fermano. I Comuni del cratere, anche se senza macerie e perfino alcuni fuori del cratere, devono presentare il piano: l’obiettivo è avere una fotografia di quanto lavoro c’è da fare. Su un totale di 87 Comuni marchigiani nel cratere, sono 45 quelli che hanno macerie pubbliche da sgombrare, mentre sono 55 quelli che hanno presentato il piano. All’appello ne mancano, dunque, 32.

Sono in ritardo ancora diversi paesi tra i più importanti: Castelsantangelo sul Nera, Visso, Bolognola e Sarnano, nel Maceratese, Maltignano, Comunanza, Castel di Lama e Arquata del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno. Per quelli in difficoltà arrivano in aiuto i tecnici della Regione.

Ma in che consiste il piano macerie? I tecnici fanno una ricognizione per quantificarle, indicando le vie, i materiali, come sarà organizzata la raccolta. Da lì parte il percorso di rimozione macerie. «Si prevedono circa 700mila tonnellate – spiega Sciapichetti –. Ma il numero è senza dubbio destinato a salire, alla fine dei conti il totale sarà di un milione, tonnellata più tonnellata meno». E solo di macerie pubbliche (cioè quelle a terra buttate giù dal terremoto o derivanti da demolizioni disposte dal sindaco).

Quelle private seguono invece procedura ordinaria. Ma come mai alcuni Comuni non riescono ancora, a sette o nove mesi dal sisma che li ha devastati, a presentare il piano? «Sono oberati di un carico di lavoro immenso seguito all’emergenza – sottolinea Sciapichetti – e trattandosi di piccole realtà non hanno abbastanza personale, le macerie sono tantissime, in certi casi corrispondono all’intero paese».

A oggi, sono 56.494 le tonnellate rimosse. Si viaggia al ritmo di circa 1.300 tonnellate al giorno portate vie e sistemate nei siti individuati: per ora tre nelle Marche, uno a Tolentino gestito dall’azienda pubblica Cosmari, uno a Monteprandone gestito dall’azienda pubblica PicenAmbiente, e uno appunto nella stessa Arquata (solo qui rimosse finora 25mila tonnellate) gestito dalla società privata Htr (l’aggiudicazione è avvenuta prima del decreto 189 in seguito a cui la gestione macerie è affidata solo alle aziende pubbliche).

A breve, sempre a Tolentino, sarà attivato un secondo deposito, ancora più capiente. Dopo una prima fase di presentazione dei piani dei Comuni, si passa a quella di raccolta, che può essere complicata nel caso di presenza di frane su strada. Se viene trovato amianto, poi, bisogna chiamare la ditta specializzata. Quanto, però, siamo in ritardo? Quanto ancora i cittadini dovranno vedere, come in una foto definitiva, una geografia modificata con i loro paesi ridotti a cumuli di macerie e strade ancora chiuse?

«La macchina sta partendo – sottolinea Sciapichetti –. Per andare a prendere le macerie, bisogna che siano rimosse le zone rosse dei Comuni o, quantomeno, dichiarate accessibili dal sindaco con un’ordinanza. Ma l’accessibilità, a sua volta, dipende ed è strettamente connessa con tutta una serie di fattori. L’opera da compiere è ciclopica, biblica direi. Di fronte a un milione di tonnellate, i tempi sono per forza lunghi. Basta pensare che la conclusione del ciclo macerie è prevista per il 31 dicembre 2018, compreso il completamento rimozione e stoccaggio».

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