martedì 26 dicembre 2017
Il sindaco rassicura, nessuna paura. Nemmeno tra i turisti. La memoria però non cancella quel terribile giorno. Una passeggiata nella frazione di San Pellegrino, oggi paese fantasma
La mappa della zona colpita dalla lieve scossa sismica di stamani (Ansa)

La mappa della zona colpita dalla lieve scossa sismica di stamani (Ansa)

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"È stata chiaramente avvertita dalla popolazione, ma è durata solo pochi secondi", la scossa di terremoto di magnitudo 3.3 che si è verificata oggi alle 12,45 a Norcia. A dare rassicurazioni è lo stesso sindaco della città, Nicola Alemanno, a pranzo in un locale all'interno del centro storico della cittadina.

"Norcia è sicura, sono in questo momento nel centro storico, lungo corso Sertorio, in un locale con molti turisti - ha detto all'agenzia Ansa il sindaco Alemanno - sono tutti molto tranquilli e non ci sono stati momenti di panico perché la scossa era così lieve che solo noi cittadini che siamo abituati a riconoscere il terremoto l'abbiamo percepita".


La memoria di quanto è successo è ben presente, comunque. San Pellegrino, per fare un esempio, è un "presepe" distrutto con le sue case crollate e i crateri delle abitazioni demolite. Prima del terremoto era la frazione più popolosa di Norcia, adesso è un villaggio fantasma che giorno dopo giorno viene lentamente smontato in nome della sicurezza e della ricostruzione che verrà.

Camminare dentro la "zona rossa", significa imbattersi in momenti di vita che si sono interrotti la notte del 24 agosto di 16 mesi fa. Dalle finestre degli alloggi ancora in piedi spuntano armadi e altri mobili, tanti i documenti sparsi sui pavimenti, alcuni elettrodomestici sono in mezzo alle vie strette e c'è perfino un cinque di denari come a ricordare che qui, prima la vita era anche un gioco. E non solo di carte. Una pietra, ma forse sarebbe meglio dire, una grossa maceria, su quel mondo "slow" e un pò "magico", tipico dei borghi di montagna, l'ha definitivamente messa la grande scossa del 30 ottobre.

Quella di magnitudo 6,5, che di fatto ha cancellato questo paese dove vivevano tutto l'anno circa 140 persone, arrivando a 160 nei giorni di festa o durante l'estate. Sette, otto famiglie dopo il sisma si sono trasferite a Norcia "e questo per noi è un colpo al cuore. Se oltre alle case perdiamo anche la nostra gente significa che per San Pellegrino non ci sarà un domani", racconta Luciano Severini, una sorta di portavoce della comunità, che sta attendendo il Natale sul vialetto del villaggio Sae dove vive dal febbraio scorso.

San Pellegrino è stato il primo centro dell'intero cratere sismico ad aver avuto le casette. Finora ne sono state consegnate 34, entro gennaio saranno una cinquantina. "Nelle Sae stiamo bene, ma noi vogliamo tornare a ricostruire le nostre case, il desiderio di tutti è quello di ricostruire il nostro borgo": gli abitanti parlano con lo sguardo rivolto al paese che dalle Sae dista più o meno 300 metri. Intanto, dopo le feste, altri tre edifici saranno abbattuti, "ma dovranno essere demoliti praticamente tutti - spiega Severini - qui di agibile non è rimasto nulla, la San Pellegrino in cui siamo nati e cresciuti non ci sarà più".

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