lunedì 28 novembre 2016
Raggiunto l'accordo tra la Conferenza episcopale italiana, il commissario Errani e il Ministero dei Beni culturali per restituire nel più breve tempo possibile ad ogni comunità un luogo di culto
Una delle chiese di Ussita danneggiate dal sisma 30 ottobre (Foto Liverani)

Una delle chiese di Ussita danneggiate dal sisma 30 ottobre (Foto Liverani)

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Restituire, nel più breve tempo possibile, a ogni comunità una chiesa, luogo non solo di preghiera ma d’identità di un popolo. Attraverso una collaborazione «costante e concreta» tra tutti i soggetti coinvolti nel percorso di ricostruzione delle aree colpite dal sisma del 24 agosto e delle successive repliche del 26 e 30 ottobre. Il Protocollo d’intesa tra la Conferenza episcopale italiana, il Commissario straordinario del governo e il ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo – a cui si è giunti ieri pomeriggio in un incontro nella sede Cei – è il risultato «ampiamente condiviso» di un dialogo avviato già dalle prime ore dopo il terremoto, andato di pari passo alla presenza costante della Chiesa italiana al fianco dei cittadini colpiti dal dramma.

Priorità condivisa è lavorare insieme per accelerare il percorso di rinascita di quei territori e la riconsegna per Natale, o subito dopo, delle chiese (anche fuori dal cratere) che con minimi interventi possono ritornare sicure e a disposizione della comunità. Perché questo potrebbe essere un bel segno di ripartenza e speranza per tutta la ricostruzione. Il protocollo infatti individua essenzialmente le priorità, le modalità e i termini per il recupero dei beni culturali di interesse religioso. La volontà rimarcata da tutti è «restituire nel più breve tempo possibile a ogni comunità la disponibilità di una chiesa – spiega la Conferenza episcopale italiana in una nota – quale luogo della celebrazione e della preghiera, oltre che d’identità e appartenenza», anche per chi non la frequenta assiduamente.

Al tavolo – che si tornerà a riunire già domani – hanno partecipato, insieme ai loro collaboratori, il segretario generale della Cei monsignor Nunzio Galantino, il commissario Vasco Errani, il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio, l’architetto Pasqua Recchia in rappresentanza del Mibact e i vescovi delle diocesi interessate dagli eventi sismici che hanno colpito Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo. Proprio ai pastori, il commissario Errani ha diretto parole di stima e gratitudine per l’impegno che, in una situazione particolarmente pesante, stanno assicurando sul territorio, con una presenza di sostegno e di guida spirituale delle comunità.

Da subito, all’indomani del sisma, difatti la Conferenza episcopale italiana ha assunto un ruolo di riferimento anche per la complessa macchina della ricostruzione, oltre a stanziare per l’emergenza immediata un milione di euro a cui vanno aggiunti i 16 milioni da destinare alle diocesi raccolti dalla Caritas. La consapevolezza della necessità di dover affrontare «un percorso necessariamente lungo e tortuoso», ha trovato le diverse istituzioni pienamente disponibili ad «una collaborazione costante e fattiva». L’impegno, conclude così la Cei, è «quello di porre dei segnali concreti, che sostengano la speranza delle popolazioni colpite e contribuiscano ad evitare il rischio dello spopolamento di interi territori».

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