venerdì 28 ottobre 2016
Valensise (Ingv): per le caratteristiche dell’Appennino la città umbra deve essere attentamente monitorata
«Norcia si trova al centro di una fitta rete di faglie»
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Amatrice, Arquata del Tronto, Norcia, Castelsantangelo sul Nera... Dove arriverà questo terremoto a domino?
L’Appennino è un’area sismogenetica, soggetta a forze geodinamiche immense che creano un sistema vasto e complesso di faglie, le fratture che accomodano queste pressioni - risponde Gianluca Valensise, sismologo e dirigente di ricerca dell’Ingv -; diversamente dalla faglia di San Andreas, che è un sistema unico e lungo centinaia di chilometri, una tale conformazione delle faglie rende possibile l’effetto domino cui stiamo assistendo e impedisce di fare previsioni, un esercizio comunque proibitivo in sismologia. Una cosa positiva però la sappiamo: più ci si allontana dall’epicentro del primo evento sismico, più è probabile che il domino finisca.

Quanto può durare?
Il fatto che l’energia si disperda non significa che un terremoto "a domino", come lo chiama la stampa, segua una scansione precisa: dopo ogni evento sismico, seguiamo la sequenza delle repliche per verificare che il terremoto si stia "spegnendo", ma se ha caricato una faglia diversa, l’attivarsi di quest’ultima, che magari era carica ma non si sarebbe attivata senza l’accadere di quel terremoto, riporta a zero le lancette dell’orologio. Se esaminiamo un istogramma del numero giornaliero delle repliche vediamo che dopo il sisma di Amatrice del 24 agosto sembrava che l’energia si fosse esaurita, mentre le scosse rilevate dopo il doppio terremoto di ieri sera sono tornate numerose e di una certa importanza.

Il terremoto di mercoledì sera è stato generato da una faglia indipendente?
Così pare. Non è inconsueto per l’Appennino, dove lo scontro tra la placca africana e quella adriatica ha prodotto un sistema di faglie ravvicinate, spesso collegate e spesso indipendenti, che si caricano a vicenda e si scaricano, dando luogo ai terremoti. In taluni casi, come nel 1783 in Calabria, si sono verificati cinque sismi importanti in due mesi. In altri casi, il periodo è più lungo.

Dove sta spostandosi questa bomba energetica?
L’energia non si sposta, sono i terremoti che si manifestano in aree diverse, dando l’impressione di "migrare". Rispetto al passato siamo in grado, grazie ai dati forniti dai satelliti, di leggere gli effetti dei sismi ma anche di individuare le deformazioni del suolo che possono segnalare l’approssimarsi di un terremoto. Non sappiamo dire quando, con esattezza, ma potremmo dire "se" una delle faglie presenti in una data zona sta entrando in una fase critica e ricavarne conoscenze importanti. La conoscenza di dettaglio delle grandi faglie ci consente di dire che un forte terremoto a Messina e Reggio Calabria oggi è poco probabile perché il sisma del 1908 è stato violentissimo - quindi ha liberato molta energia - e perché in quell’area le faglie sono più distanti tra di loro, e quindi più distanti rispetto a queste due città. Viceversa a Norcia le faglie sono estremamente ravvicinate, come abbiamo visto in queste ultime settimane, e per di più nel momento in cui si libera l’energia di una si può caricare l’altra, il famoso "domino".

La distanza tra le faglie comporta anche danni maggiori?
Non danni maggiori, ma lo stesso livello di scuotimento più frequentemente. In termini di accelerazione massima del suolo un magnitudo 6 è paragonabile alla magnitudo 7, ma il numero di sorgenti potenziali di terremoti di magnitudo 6 è superiore. In altre parole, una città come Norcia - ma lo stesso vale per molte altre località - è sotto la minaccia di faglie più piccole ma più numerose rispetto ad esempio a Reggio e Messina, e quindi subisce terremoti più frequenti. La storia sismica italiana, che come si sa è particolarmente ricca, ne è una conferma.

Considerate Norcia un’area molto a rischio?
Gli effetti delle scosse già avvenute sono sotto gli occhi di tutti. Adesso possiamo solo dire che è al centro di un sistema di faglie molto vicine e attive. Non sappiamo dire quando si libererà quell’energia, ma è una situazione che va attentamente monitorata ed è esattamente quello che stiamo facendo, utilizzando le tecnologie più avanzate che ci siano attualmente a disposizione.

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