sabato 29 ottobre 2016
Gli arcivescovi: Brugnaro (Camerino-San Severino) si commuove: la gente sa solidarizzare nella fede Boccardo (Spoleto-Norcia): non lasceremo a chi viene dopo di noi solo macerie
La domenica dei terremotati: molte Messe celebrate all'aperto
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Si emoziona. Stanchezza, tristezza. Soprattutto la sua gente, ma anche i suoi preti: «È veramente provata, siamo provati tutti», dice. Poi c’è la situazione dei parroci, che «è la stessa dei fedeli». Monsignor Francesco Giovanni Brugnaro è arcivescovo di Camerino-San Severino Marche, diocesi della quale fanno parte Visso, Ussita, Castelsantangelo sul Nera e la gran parte dei centri colpiti dal terremoto di quattro giorni fa, che l’arcivescovo sta girando in lungo e largo e non si ferma.

È "sfollato" anche lui, la curia è inagibile e messa male. Così è stata spostata appena fuori Camerino, nella struttura del vecchio seminario, che pure calcinacci a terra ne ha. Le chiese distrutte o inagibili, poi, sono tante davvero. Proprio i parroci hanno un po’ tutti però trovato un luogo dove stamane poter celebrare la Messa: «Se il tempo ci assiste, saranno all’aperto, anche perché il sole dà speranza...», spiega l’arcivescovo. Altrimenti al chiuso. Certo è che le Messe ci saranno: «Così che la gente possa solidarizzare anche attraverso la fede».


La Chiesa non molla, si stringe alla gente. La Caritas marchigiana si sta muovendo senza soste e nelle strade s’incontrano i volontari con la pettorina che incontrano e parlano con le persone, danno loro una mano, chiedono cosa occorre. E ieri, sempre la Caritas Marche si è riunita proprio coi parroci di Camerino. «Ancora stamane – racconta monsignor Brugnaro – ho avuto l’ennesima, lunga telefonata col cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, come pure ha chiamato quattro o cinque volte il segretario della Cei, Nunzio Galantino. Insomma, devo dirlo pubblicamente, abbiamo avuto e abbiamo tanta solidarietà».

Anche l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, monsignor Renato Boccardo, visita i centri colpiti nella sua diocesi, da Norcia a Campi di Norcia, a Preci: «Non possiamo lasciare a chi viene dopo di noi soltanto macerie. Abbiamo l’obbligo morale di ricostruire e riaffermare la nostra identità di popolo anche attraverso i simboli della religiosità», spiega. Intanto è vicino alla gente, che «vive nella paura e nella fragilità». E tornerà a Norcia il giorno di Ognissanti, per celebrare la Messa nel cimitero locale: «Ricorderemo i nostri defunti e proprio nel loro ricordo cercheremo di trovare una nuova luce di speranza che possa darci la forza di ricominciare».


Ci vorrà tenacia e pazienza. Proprio sabato l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ha rilevato che da queste parti, per circa venti chilometri, il suolo s’è abbassato di diciotto centimetri. Mentre le scosse vanno avanti al ritmo di decine ogni giorno e ogni notte. Fra le tante sempre di sabato, ad esempio, ce n’è stata una di magnitudo 4,2 alle sei e mezza della sera: «Una botta forte», l’ha definita il sindaco di Castelsantangelo sul Nera, Mauro Falcucci».


I problemi sono grandi, spesso enormi. Il primo, parlando ancora con monsignor Brugnaro, è «far comprendere alla gente che bisogna accettare di andar via di casa per un certo periodo, la sicurezza assoluta adesso qui non può esserci». Non solo. Nel frattempo «dobbiamo continuare a mantenere vivi i centri di comunità, luoghi dove cioè le persone spossano incontrarsi e rasserenarsi». Infine «bisogna riprendere al più presto, laddove sia possibile e il pericolo minore, l’attività delle scuole, delle piccole fabbriche, dei negozi, delle botteghe – spiega deciso l’arcivescovo di Camerino-San Severino Marche –, così da dare segno di ripresa della vita». Aspettando tutto questo, non c’è motivo di non sperare, «assolutamente no – ribadisce monsignor Brugnaro –. La nostra è una speranza fondata sull’umanità di Gesù. Quindi concreta».


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