martedì 8 novembre 2016
Restituzione di parte dei luoghi di culto alle loro funzioni e diocesi protagoniste della ricostruzione: su questi temi il confronto tra i vescovi delle diocesi colpite dal sisma e il governo.
A Roma la riunione tra i vescovi italiani delle diocesi colpite dal terremoto e alcuni esponenti del ministero dei Beni culturali

A Roma la riunione tra i vescovi italiani delle diocesi colpite dal terremoto e alcuni esponenti del ministero dei Beni culturali

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Procedure veloci per la messa in sicurezza del territorio, restituzione di almeno parte dei luoghi di culto alle loro funzioni, riconoscimento della centralità delle diocesi nei progetti di ricostruzione. Sono queste, in sintesi, le priorità della Chiesa italiana di fronte all'emergenza terremoto, emerse nell'incontro svoltosi a Roma, presso la sede della Conferenza episcopale italiana, tra i vescovi e i collaboratori delle diocesi colpite dal sisma e i rappresentanti del governo.

La delegazione presieduta dal segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, si è confrontata con l’architetto Antonia Pasqua Recchia e con il prefetto Fabio Carapezza Guttuso in rappresentanza del ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo. «La perdita o comunque la compromissione del patrimonio culturale di interesse religioso – ha spiegato una nota dell’Ufficio nazionale della Cei per le comunicazioni sociali – ha portato a chiedere procedure celeri per la messa in sicurezza. Soprattutto, affrontando la questione con cuore di pastori, i vescovi hanno rimarcato cosa significhi tale patrimonio per l’identità e l’appartenenza della gente: le chiese, in primis, sono luoghi di convocazione, riconoscimento e celebrazione; luoghi resi ancora più significativi dalla tragedia che ha privato migliaia di persone dell’abitazione. Di qui l’urgenza di procedere a restituirne al culto almeno una parte, secondo un elenco di priorità che i vescovi hanno provveduto a stilare in base alle necessità e al bene delle comunità».

Tra le richieste avanzate dalle diocesi, quella di essere riconosciuti come ente attuatore, di poter intervenire in prima persona nella messa in sicurezza come nella successiva opera di restauro e ricostruzione, e di poter contare su sgravi fiscali che consentano al privato di detrarre il contributo erogato a favore della manutenzione, della protezione e del restauro.

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