venerdì 23 dicembre 2016
Messa di Mezzanotte nelle tendopoli. Il commissario Errani e il capo della Protezione civile Curcio: tempo di riflessione e di ripartenza
«Avviata la ricostruzione», i giorni della speranza / Video
COMMENTA E CONDIVIDI

C’è molto sale sulle strade, ci sono due gradi e nemmeno siamo alle tre del pomeriggio, l’erba all’ombra è ancora gelata. «Natale? Non lo so, siamo svuotati, non so dirle come ci sentiamo»: Andreina Graziosi sta pranzando nella tendopoli di Ancarano. Anche qui sarà Natale domani. Prima qui. «Facciamo la Messa di mezzanotte in quella tenda che vede laggiù. Per metà l’abbiamo resa la nostra chiesa. Nella vallata le chiese sono tutte cascate giù e allora da Campi, da Preci, chi vorrà, potrà venire a Messa da noi».

C’è un abete altissimo subito fuori dalla tenda-mensa. Decorato con poche luci e tanti pacchi regalo, la carta luccicante. Un Babbo Natale che si arrampica. E ai piedi il Presepe, la grotta, dei sassi intorno a delimitarla, rami, sempre di abete, a farle da tetto. Gesù bambino, Maria, Giuseppe e qualche pastorello.
«Sarà un Natale molto difficile, non c’è dubbio – dice Fabrizio Curcio, capo del Dipartimento di Protezione civile –, di sofferenza, difficoltà». Perché «chi perde i propri affetti, chi perde le proprie cose, si sente sperduto». Un Natale «di sofferenza», aggiunge Vasco Errani, Commissario straordinario per la ricostruzione.

Girando le zone terremotate del Centro Italia s’incontrano roulotte, in qualche modo, addobbate: presepi in miniatura al loro interno, ghirlande o faccioni di Babbo Natale appesi fuori, qualcuno ha sistemato anche lucine colorate. Il sindaco di Castelsantangelo sul Nera (duecentottantuno abitanti) ha fatto accendere le luminarie nel suo paesino, anche se non vi è rimasto nessuno. Bello. Natale, sì.

«Deve essere un Natale di speranza», continua Errani: «Si riaccendono le luci e comincia la ricostruzione, questa è la cosa importante. E su questa c’è un impegno, serio, dello Stato». Speranza, impegno e non solo: «Un momento di riflessione e di ripartenza – per Curcio –. Nella vita i periodi difficili ci sono, ci sono sempre, però la capacità di reagire dobbiamo trovarla dentro di noi».

Fuori Porta Romana, a Norcia, la banda ha suonato l’Inno di Mameli prima che venisse riaperto il centro storico o almeno, intanto, una sua piccola parte. Poi tanta gente, fino a sera, ha voluto "entrarvi". Camminare dove non poteva da mesi. Scoprire che qualche negozio ha riaperto, uno d’abbigliamento e un altro d’informatica ad esempio. E prima si veniva accolti dai trampolieri vestiti da Babbo Natale, dalla stessa banda che suonava lungo corso Sertorio, la strada principale. In fondo, ecco piazza San Benedetto. La facciata della basilica messa in sicurezza, molti elfi e un Babbo Natale aspettano fra doni, piccoli panettoni e giocattoli da distribuire ai bambini, ma anche anche agli adulti. «Viva Norcia!», gridano. Già Natale, ancora.

La casa di Rita, a Visso, è crollata internamente e lei è ospite del villaggio turistico Holiday a Porto Sant’Elpidio, sulla costa marchigiana: «combatto col mal di gola da quando sono arrivata, vorrei tanto tornare a casa, ma non so quando sarà possibile». Sulle montagne intorno Visso «in questo periodo è quasi sempre tutto imbiancato», dice: «Quest’anno non abbiamo niente, solo la preoccupazione di cosa e dove sarà il nostro futuro».

Sono centinaia le iniziative per chi ha è stato colpito dai terremoti degli ultimi mesi. In tanti comuni del cratere, organizzatisi da soli o associandosi, ma anche sulla costa dove sono ospitate gli sfollati. Iniziative messe in piedi dai comuni stessi, ma anche da enti, associazioni di volontariato, cittadini e gli stessi terremotati. E allora ecco che ci saranno tombolate e spettacoli, cene e concerti, veglioni e numerosissimi altri eventi. Dal Presepe di Arquata, realizzato dai Vigili del fuoco e già da giorni al suo posto, fino ai riti tradizionali. Come la Messa di mezzanotte in piazza.

>>> Vedi anche Presepi e speranze

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: