mercoledì 1 giugno 2022
Un'inedita trasposizione teatrale del capolavoro di Picasso che prende vita nel racconto di un sopravvissuto alle bombe del 1936. Una strage di innocenti che si ripete ancora nelle città ucraine
Luis Iriondo, sopravvissuto al bombardamento, si aggira tra i personaggi di Guernica

Luis Iriondo, sopravvissuto al bombardamento, si aggira tra i personaggi di Guernica - Gianni De Luca

COMMENTA E CONDIVIDI

Pablo Picasso un drammaturgo, Guernica una pièce teatrale. La tela iconica del ‘900 sale sul palcoscenico per denunciare lo scandalo dei bombardamenti sulle città che, dopo quasi un secolo, fanno di nuovo strage di civili: a Mariupol, come a Kharkiv o Severodonetsk. Si intitola semplicemente Guer, radice verbale comune sia a “guerra” che a “Guernica”, l’opera inedita che ha visto la sua prima al Teatro Molloy a Monterotondo, alle porte di Roma, e si prepara a partire per un tour di repliche estive. Scritto e messo in scena da Carlo Bisconti e Gianni De Luca - dopo aver passato un’intera giornata al museo Reina Sofia di Madrid in contemplazione della grande tela - con la supervisione di Benedetto Tudino, Guer trasforma in scenografia i personaggi di Picasso, animandoli attraverso le memorie di un sopravvissuto.

Se è vero che il geniale pittore spagnolo negli anni ’40 aveva firmato anche due testi teatrali, opere minori nella sua folgorante carriera, nessuno aveva ancora avuto l’idea di portare a teatro il dramma della città basca, bombardata durante la Guerra civile di Spagna. Gli autori l’hanno fatto, trasformando in scene e in quinte i personaggi del capolavoro di Picasso, con cui interagisce un giovane disperato, Luis Iriondo, effettivamente sopravvissuto alla tragedia. Tentativo ambizioso, ma riuscito.

Fuori dal rifugio, tra le macerie della città nelle foto d'epoca

Fuori dal rifugio, tra le macerie della città nelle foto d'epoca - Gianni De Luca

Guer comincia con le lettere di una macchina da scrivere, proiettate su un velo teso sul palcoscenico buio. Tra le sirene antiaeree, il ticchettìo racconta, come in un dispaccio di agenzia, quel giorno tragico: i 24 aerei della Legione Condor della Luftwaffe (e qualcuno dell'Aviazione Legionaria italiana), le tre ore di inferno, i 300 morti schiacciati, smembrati, arsi vivi. Probabilmente il primo esperimento sul campo di un bombardamento terroristico a tappeto contro civili, una tecnica bellica ripresa poi da tutti gli eserciti: Coventry, Dresda, Hiroshima. Fino ad Aleppo e Grozny. E ora di nuovo, in Ucraina.

A dare corpo e voce credibili a Luis Iriondo è Carlo Bisconti, che comincia il suo monologo da un palcoscenico buio, opprimente come il rifugio in cui è scappato. Luis ricorda quel lunedì, giorno di mercato. Poi l’allarme, le ondate di aerei, le esplosioni, l’angoscia, le preghiere recitate per non impazzire. Il velo d’improvviso cade, il palco comincia a illuminarsi. I bombardieri si sono allontanati e Luis esce dal rifugio. Sulla scenografia arriva la proiezione delle foto originali d'epoca che documentano il disastro, la città bruciata e irriconoscibile in un crudo bianco e nero. Luis crolla a terra disperato.

Il giovane comincia ad aggirarsi tra le vie. Una a una si svelano le figure sul palco, i personaggi di Guernica usciti dalla tela: la madre disperata col figlio morto in braccio, il soldato a terra con la spada spezzata, il toro e il cavallo impazziti , l’uomo che tende le braccia al cielo. Sagome appese, che Luis fa muovere, dondolare, roteare. In bilico tra la vita e la morte come un condannato appeso alla forca. Ed è inevitabile pensare, con un brivido, all’Ucraina. Perché, ottantaquattro anni dopo, la guerra è sempre uguale a se stessa.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: