martedì 5 aprile 2022
Gli emendamenti riformulati dal mef all'esame della commissione Finanze di Montecitorio da stasera. Previsto uno scivolo per la flat tax. Il cashback resterà ma le spese sanitarie avranno la priorità
Arriva la clausola anti-aumenti. Delega fisco, c'è il nuovo testo

Ansa

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Il tormentato iter della delega fiscale si avvia al traguardo definitivo. A spianare la strada di un percorso finora accidentato è la clausola che impedisce al governo di aumentare «la pressione tributaria rispetto a quella derivante dall’applicazione della legislazione vigente». Si tratta della novità più significativa tra quelle contenute negli emendamenti riformulati dal Mef, inviati ieri ai gruppi di maggioranza e da stasera all’esame della commissione Finanze di Montecitorio. È un’altra tappa nel percorso dei conti pubblici, che registra l’annuncio del varo del Def (Documento di economia e finanza) per giovedì, quando verrà certificata la frenata alla crescita ormai scontata. Una performance che le stime di Confindustria giudicano addirittura peggiore rispetto a quanto risulta dai conti di Palazzo Chigi, con un valore che si attesterà al di sotto del 2%.

Ad ogni modo, e in attesa della riunione finale della maggioranza di questa mattina, la lunga mediazione tra i partiti sulla riforma fiscale sembra aver dato i suoi frutti. E, assieme alla clausola 'blocca-aumenti', ha prodotto anche un compromesso sulla Flat tax. Chi esce dal regime forfettario potrà infatti beneficiare di uno scivolo di due anni per raggiungere quello ordinario. Un sistema che dovrebbe «favorire l’emersione degli imponibili» dei lavoratori autonomi fino a 65mila euro. Per chi supera il tetto ci sarà un’imposta opzionale, fino una soglia da determinare con i decreti legislativi. C’è poi il cashback, che resterà: ma le spese sociosanitarie avranno la priorità, mentre i rimborsi saranno erogati direttamente tramite piattaforme telematiche. Tra le proposte di modifica anche «la priorità per le società di persone, gli studi associati e le società tra professionisti », nel percorso graduale del superamento dell’Irap (da attuare anche questo con futuri decreti legislativi), oltre al principio di razionalizzare le «sanzioni amministrative» per garantirne «gradualità e proporzionalità rispetto alla gravità delle violazioni commesse, con particolare attenzione alle violazioni formali o meramente formali». Tornando al Def, il Cdm di giovedì consentirebbe di arrivare al varo in anticipo di qualche giorno rispetto alla scadenza del 10 aprile. Sul documento pesa però il conflitto ucraino, descritto da fonti governative come la «nota dolente». A quanto pare è stato necessario «stravolgere il testo rispetto alle attese di qualche settimana fa», quando si parlava ancora di un 4,2% nello scenario tendenziale e di un 4,7% in quello programmatico (considerando cioè le misure del governo). Allo stato attuale, dal Mef filtra una previsione di crescita che potrebbe attestarsi sotto l’asticella del 3%, ancora più alto rispetto al centro studi di Confindustria che ha fissato il punto di arrivo a fine dicembre addirittura all’1,9%. Un quadro deludente, insomma, al quale si aggiunge la revisione dell’Istat del Pil nominale (che tiene conto dell’inflazione): nel 2021 è cresciuto del 7,2%, in ribasso di 0,3 punti percentuali rispetto ai dati diffusi a marzo.

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