giovedì 9 gennaio 2014

​Fino allo 0,8 per mille, decidono i Comuni Sc dice no. Saccomanni: non si paga di più
Chiarezza per uscire dal caos tasse Diego Motta

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I Comuni potranno aumentare le aliquote della Tasi e dell’Imu fino allo 0,8 per mille. Ma tutto il maggiore gettito dovrà essere de­stinato ad aumentare le detrazioni gli sconti per le famiglie disagiate. È la soluzione an­nunciata ieri da Palazzo Chigi sulla tormenta­ta vicenda della tassazione sulla casa. Il gover­no presenterà un emendamento specifico al decreto 151 sugli enti locali (noto anche come Salva-Roma), che ha appena iniziato il suo iter in Parlamento. Scartata invece la possibilità di intervenire già nel dl Imu-Bankitalia. I tempi del provvedimento si allungano quindi di diversi giorni ma dal punto di vista del merito l’an­nuncio del governo dovrebbe chiudere un ca- so che si trascina da mesi. Sempre che non ci siano nuove sorprese. Scelta Civica già alza la voce e minaccia che non voterà l’emenda­mento perché teme «un modo surrettizio di e­rogare più risorse ai Comuni meno virtuosi». Il tira e molla sulle aliquote Tasi ha caratteriz­zato tutto l’iter della legge di stabilità. L’esito fi­nale prevedeva un’aliquota massima per la Ta­si sulle prime case del 2,5 per mille e un’altra del 10,6 per mille per il combinato Imu-Tasi sulle altre abitazioni. Ma è stato subito rimes­so in discussione. La soluzione riduce infatti il gettito per i Comuni, escludendo la possibilità di reintrodurre le detrazioni sull’abitazione principale. L’incremento previsto adesso dal governo è flessibile – tra 0,1 e lo 0,8 per mille – e i Comuni, spiega una nota di Palazzo Chigi, «saranno liberi di decidere come ripartirlo tra le diverse basi imponibili». In teoria potrebbe­ro caricarlo tutto sulla Tasi prima casa, por­tandola al 3,3, o sulla Tasi-Imu degli altri im­mobili (che salirebbe all’11,4) o appunto ri­partirlo. Il gettito aggiuntivo è stimato tra gli 1,3 e gli 1,8 miliardi di euro e servirà «esclusiva­mente allo scopo di deliberare a favore delle famiglie e dei ceti più deboli ulteriori detrazio­ni », assicura la nota governativa. L’obiettivo, spiega il sottosegretario all’Economia Pierpaolo Baretta, è tornare ai livelli di detrazione che c’e­rano con l’Imu. Saranno però i Comuni a de­cidere i criteri con i quali concedere gli sconti. In sostanza l’operazione permette una rimo­dulazione dell’imposta che dovrebbe agevola­re le famiglie più deboli e più numerose men­tre il prelievo potrebbe aumentare su altri con­tribuenti e in particolare sui proprietari di se­conde e terze case. Il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, ha sottolineato che con l’emendamento è stato fatto «un passo avanti nel chiarire la natura federale dell’imposta». Si pagherà di più nel 2014 con il ritocco dell’ali­quota Tasi? «No, penso di no», ha risposto il ti­tolare del Tesoro. Il ministro ha anche confer­mato il pagamento della mini-Imu, «una ne­cessità » che fa seguito però a un «forte sgravio fiscale nel 2013». Resta da vedere come sarà gestito ora il con­fronto con l’Anci che chiedeva più risorse (l’au­mento di un punto su entrambe le aliquote) e più libertà di decidere come spenderle. «È chiu­sa la partita sulla casa ma non quella con i Co­muni », ha spiegato Baretta, riferendosi alle dif­ficoltà di molte città a far quadrare i conti. Il ministro delle Autonomie Graziano Delrio an­nuncia per questa mattina un incontro tra go­verno e Anci «per affrontare insieme gli altri te­mi relativi ai bilanci comunali e trovare rispo­ste ». Intanto restano da stabilire le scadenze per i pagamenti. Per ora una data non c’è. Ma dal Pd arriva la proposta di rinviare a giugno tut­ti i pagamenti legati a Tasi, Tari e Imu.
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