C’è anche il direttore generale del Comune di Sesto San Giovanni, Marco Bertoli, tra i 20 indagati nell’inchiesta dei pm di Monza, Walter Mapelli e Franca Macchia, su un presunto giro di tangenti per le aree ex Falck e Marelli. Un’indagine ormai molto complessa che conta anche altri filoni d’inchiesta, come per esempio “l’affaire” Milano-Serravalle. Intanto il Comune di Sesto ha annunciato che nell’intera vicenda si costituirà parte civile. L’atto di proroga delle indagini è stato notificato a tutti indagati, tra cui figurano, tra gli altri, oltre a Filippo Penati, autosospesosi dal Pd e accusato di concussione, corruzione e finanziamento illecito al partito, anche gli imprenditori Giuseppe Grossi, Luigi Zunino e Piero Di Caterina (uno dei grandi accusatori dell’ex presidente della Provincia di Milano), Bruno Binasco, manager del Gruppo Gavio, un responsabile di Banca Intesasanpaolo, Maurizio Pagani e il vicepresidente del Consorzio Cooperative Costruzioni, Omer Degli Esposti. In più, due “nomi nuovi” emergono dalle carte: Michele Molina, imprenditore di Varese e il direttore generale di Sesto Bertoli. In un interrogatorio del 17 luglio 2010 Di Caterina parla di un colloquio avuto con l’imprenditore Giuseppe Pasini, il quale gli avrebbe detto di aver versato «circa un anno fa» su «richiesta di Oldrini e Bertoli» un «finanziamento di 1,5 milioni di euro per la costruzione della piscina dei “Diavoli rossi” a Sesto». I pm, inoltre, nella richiesta di arresto per Penati, sulla base di recenti intercettazioni, scrivono che Giordano Vimercati, ex braccio destro di Penati, si muove nell’ambito dell’operazione immobiliare sull’area ex Falck «nella veste di consulente delle cooperative emiliane e di persona di collegamento tra gli interessi del committente e il segretario generale del Comune di Sesto, Bertoli». I pm parlano di fatti di «straordinaria attualità », poiché «a dieci anni di distanza Vimercati e Degli Esposti sono ancora coinvolti nell’ operazione non più come compagni di avventura di Pasini bensì di Bizzi (Davide, l’immobiliarista che nei mesi scorsi ha acquistato l’area, ndr.) ». In un’intercettazione del maggio scorso, Bertoli spiega, come ricostruiscono i pm, che bisogna rassicurare «i bolognesi», secondo gli inquirenti, le cooperative, che «se hanno bisogno del Comune, il Comune è qui, per andare avanti nell’istruttoria tecnica siamo sempre qui». Inoltre, si legge ancora negli atti, nel maggio scorso «Vimercati tratta direttamente con Bertoli le metrature da riconoscere nelle varie fasi del piano di lottizzazione ex Falck, a dimostrazione del ruolo attivo che ancora ricopre nell’interesse delle cooperative». Inoltre, stando al racconto di Di Caterina ai pm, Bertoli lo avrebbe indirizzato da un altro imprenditore per «ritirare dei contributi », probabilmente a favore di alcuni politici. Ma non è finita. I pm di Monza, hanno disposto nuovi accertamenti per stabilire se il prezzo pagato nel 2005 dalla Provincia di Milano (allora diretta da Penati) per acquistare il 15% delle quote dell’autostrada Milano-Serravalle dal gruppo Gavio si stato o meno congruo. L’operazione è costata circa 250 milioni di euro, con una plusvalenza per il gruppo Gavio di 170 milioni di euro. Gli inquirenti, infatti, hanno nominato un commercialista che dovrà rileggere le “carte” dell’operazione ed hanno acquisito i documenti dell’inchiesta aperta presso la Corte dei Conti della Lombardia. Palazzo Isimbardi, infatti, acquistò le quote della Milano-Serravalle dal gruppo Gavio a quasi 9 euro l’una, quote che a Gavio erano costate meno di 3 euro.