venerdì 6 febbraio 2015
​I sindaci del Mezzogiorno scrivono al governo. Emergenza minori e anziani con 5,5 miliardi in meno.
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Una lettera indirizzata al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, e al ministro dell’Interno, Angelino Alfano, solleva il problema dei fondi necessari per l’assistenza sociale di minori e anziani non autosufficienti. Sono i sindaci del Mezzogiorno a prendere carta e penna per «esprimere la nostra grande preoccupazione per le difficoltà emerse nella fase attuativa degli interventi » relativi al potenziamento dei servizi sociali in quattro regioni: Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. La sostenibilità del sistema È una denuncia che accentua, se possibile, la gravità di un quadro sociale che mostra sempre più crepe nell’Italia dei Comuni. Come sottolinea il sindaco di Ascoli Piceno, Guido Castelli, delegato alla finanza locale dell’Anci, «il 2015 rappresenta un anno spartiacque, poiché siamo ormai al punto di caduta di una situazione sempre più drammatica dal punto di vista eco- nomico-finanziario per le casse dei municipi». Di fatto, i tagli a cui saranno sottoposti i Comuni arriveranno a 5,5 miliardi: 1,5 miliardi di risparmi lineari imposti dall’esecutivo ai sindaci, cui vanno sommati 4 miliardi di minori trasferimenti alle Regioni. «Se consideriamo che l’80% degli stanziamenti comunali riguarda la spesa sociale, dagli asili nido alle mense, dalle case di cura alla disabilità, è evidente che ci troviamo di fronte a un sistema in cui la coesione sociale risulta fortemente compromessa». Giunti al quinto anno consecutivo di tagli, dunque, i primi cittadini non hanno altra scelta che quella di insistere per un totale ripensamento del sistema di welfare, «con nuove modalità di offerta dei servizi da parte dello Stato, che tengano conto dell’impatto lungo e duraturo di una crisi senza precedenti» aggiunge Castelli. I progetti che non partono al Sud Un capitolo a parte merita, poi, il Mezzogiorno. Nella missiva inviata due giorni fa a Palazzo Chigi, i sindaci del Sud Italia parlano di «risorse indispensabili per consentire ai Comuni di continuare ad erogare quei servizi minimi di welfare capaci di assistere ai diritti fondamentali di cittadinanza». In gioco ci sono i 730 milioni assegnati al Viminale per la gestione del Programma servizi di cura per infanzia e anziani non autosufficienti. La prima ripartizione di risorse, pari a 330 milioni di euro complessivi, ha portato all’elaborazione di 190 piani per i minori e di 170 progetti a favore di anziani non autosufficienti; il nodo da sciogliere riguarda la seconda tranche, rispetto alla quale sono state pubblicate le linee guida lo scorso 9 gennaio. La somma in questione è pari a 393 milioni in tutto, ma proprio l’accesso a questi finanziamenti è di fatto bloccato, «a causa della lentezza del laborioso iter di approvazione dei piani in corso da due anni» osserva la nota dell’Anci. Per questo è necessaria, secondo il numero uno dei sindaci Piero Fassino e il delegato Anci Mezzogiorno Antonio Decaro, un’assunzione immediata di responsabilità da parte dell’esecutivo, a partire da «un incontro urgente» tra Palazzo Chigi e Anci da convocare nei prossimi giorni. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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