giovedì 10 giugno 2010
Nella vicina Confederazione l’offerta di servizi per la fecondazione assistita non consentiti dalla nostra legge ha generato un flusso di coppie italiane che ora si vuole incrementare Il Parlamento elvetico sarà presto chiamato a pronunciarsi su un progetto per rimuovere alcuni paletti della normativa e assecondare gli interessi dei centri pubblici e privati.
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E’ stato soprannominato «turismo procreativo», ed è un fenomeno che in Italia ha registrato un incremento dopo l’entrata in vigore, nel febbraio del 2004, della legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita. La pressione mediatica che ha creato la leggenda nera della «legge talebana» ha convinto molti che si dovesse espatriare per fare ciò che la legge invece consente, incentivando intanto il flusso oltre frontiera con l’idea che fosse lecito cercare altrove ciò che invece la Legge 40 a buon diritto vietava.Una delle mete più gettonate di questo turismo indotto è stata fin dall’inizio la Svizzera, che in materia si è dotata di una legislazione più permissiva. Complice la vicinanza, il passaparola sui forum online e una certa reputazione in fatto di affidabilità e discrezione tipicamente elvetiche, oggi nella Confederazione sono ben 27 i centri (quattro nel solo Canton Ticino, tre a Losanna, uno a Ginevra, uno a Chène-Bourgeries, uno a Bienne, due a Berna, due a Basilea, uno a Baden, due a Lucerna, tre a Zurigo, uno a Sciaffusa, Kreuzlingen, Winterthur e due nel canton San Gallo) che accolgono un elevato numero di coppie italiane. Dietro a nomi più o meno evocativi – Care, Fertilitas, Procrea o Kinderwunschzentrum («Centro desiderio di bambini») – si trovano strutture pubbliche e private pronte a esaudire le più disparate richieste facendo ricorso a tecniche vietate in Italia, fra cui l’inseminazione e/o fecondazione eterologa, la diagnosi preimpianto e la crioconservazione degli embrioni avanzati da ogni ciclo. Stando alle cifre fornite dall’Ufficio federale di statistica, negli ultimi anni in Svizzera il numero di donne che si sono sottoposte a vari tipi di trattamenti per concepire un bambino non ha fatto che aumentare: nel 2005 erano 4.403, salite a 5.960 del 2008. Se nella Confederazione oltre il 70% delle pazienti risultano domiciliate in Svizzera, in Ticino le proporzioni si invertono. «Dal 2004, l’80% delle pazienti che si sono rivolte a noi proveniva dall’Italia. Oggi tale percentuale è scesa al 65-70%», spiega il dottor Jürg Stamm, primario responsabile del Centro cantonale di Fertilità presso l’ospedale regionale «La Carità» di Locarno. Il ginecologo svizzero imputa questa riduzione al fatto che in Italia alcuni centri privati, facendo leva sulla giurisprudenza (nella fattispecie un’ordinanza del tribunale di Firenze), hanno iniziato a crioconservare gli embrioni, aggirando de facto la legge e la stessa sentenza della Corte costituzionale del 1° aprile 2009, che non ha rimosso il divieto di congelamento come si vuole far credere.Fra le ragioni che favoriscono il "turismo procreativo" in Svizzera, c’è proprio la possibilità di congelare gli embrioni e la mancanza di restrizioni sul numero di embrioni ottenibili in ciascuno ciclo. A questo si aggiunge la diagnosi preimpianto (Dpi), che consente di scegliere l’embrione che si crede sano scartando gli altri. Attualmente in Svizzera la Dpi è vietata anche per le coppie con un elevato rischio genetico (ad esempio nei casi di fibrosi cistica, osteogenesi imperfetta, talassemia, ecc). Si possono per contro conservare, previo consenso scritto della coppia e per un periodo limitato a cinque anni, gameti (spermatozoi e ovociti) e ovociti già fecondati. Il governo svizzero, su pressione degli ambienti interessati, intende però allentare le limitazioni in vigore. Sono in elaborazione infatti modifiche della legge sulla medicina della procreazione e dell’articolo costituzionale 119 sulla medicina riproduttiva e l’ingegneria genetica in ambito umano. Su mandato parlamentare, il Consiglio federale è stato incaricato in particolare di effettuare i lavori legislativi al fine di autorizzare e disciplinare l’impiego della diagnosi preimpianto in Svizzera. Dal rapporto sui risultati della procedura di consultazione conclusasi a fine maggio emerge che il 78% dei partecipanti ha approvato l’autorizzazione della Dpi. Le critiche espresse vertono in particolare sul principio della procreazione con assistenza medica secondo cui per ogni ciclo di trattamento possono essere sviluppati contemporaneamente e trasferiti nell’utero al massimo tre embrioni, sul divieto di conservazione di embrioni e sull’autorizzazione della Dpi limitata alle coppie portatrici di malattie genetiche. Il Consiglio federale intende modificare la legge affinché in futuro sia possibile sviluppare in vitro più di tre embrioni, ed esaminarli con la Dpi nei casi di coppie portatrici di gravi rischi genetici, e trasferirne nell’utero solo uno o due crioconservando gli eventuali embrioni restanti, in vista di ulteriori tentativi di provocare una gravidanza. Il progetto di legge dovrebbe essere esaminato a inizio 2011. Implicando anche una modifica costituzionale, in ultima analisi sarà ancora una volta il popolo a doversi esprimere su un compromesso tipicamente svizzero. Fino alla prossima richiesta di modifica.
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