martedì 23 settembre 2014
Gli istituti tecnici fanno centro. Nuovo criterio per assegnare i fondi.
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Il 40% della disoccupazione giovanile in Italia non dipende dalla crisi economica ma dal «disallineamento» tra domanda di competenze espressa dal mondo del lavoro e l’offerta di formazione delle scuole. La conseguenza è che, oggi in Italia, ci sono 137mila aziende che non riescono a trovare il personale specializzato di cui hanno bisogno. Per uscire da questo cortocircuito e mettere in comunicazione scuola e lavoro, da sei anni sono attivi gli Istituti tecnici superiori (Its), fondazioni che coinvolgono scuole, università, centri di ricerca, imprese ed enti locali. Un modello a più voci che ha già dimostrato la propria efficacia (il 65% degli studenti trova lavoro al termine del percorso biennale), ma che da oggi sarà tenuto sotto controllo dal Sistema di monitoraggio e valutazione, che sarà presentato questa mattina al ministero dell’Istruzione, dal ministro Stefania Giannini e dal sottosegretario Gabriele Toccafondi. A sei anni dalla loro istituzione, le fondazioni Its sono 74, di cui 10 di nuova costituzione e coinvolgono 251 istituti scolastici, 510 tra imprese e associazioni d’impresa, 125 tra università e centri di ricerca, 208 enti di formazione e 153 enti locali (Regioni, Province e Comuni). Alla fine del 2013 erano 231 i percorsi attivati con 4.800 corsisti; a questi si sono aggiunti, nel 2014, cento nuovi percorsi con duemila nuovi studenti iscritti. Dei 1.968 diplomati nei 107 percorsi già conclusi, il 24% è costituito da ragazze mentre, da una ricerca effettuata su un campione di 1.214 diplomati, il 64,66% risulta occupato subito dopo il termine della scuola. Infine, per il 2014 i finanziamenti nazionali per i percorsi Its sono di poco superiori ai 75 milioni di euro. Se questi sono i “grandi numeri” del sistema, con il monitoraggio - affidato all’Indire (Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa) - il ministero vuole innanzitutto capire «in che modo il sistema sta funzionando» e «quali sono le strategie che si sono rivelate vincenti, quali le criticità da analizzare, quali gli interventi da mettere in atto affinché il percorso realizzato porti al successo tutti gli attori della filiera, dai giovani studenti alle imprese, passando per i docenti, le università e la gestione organizzativa». Sulla base dei risultati del monitoraggio, sarà introdotto il «sistema di premialità» per l’assegnazione dei fondi 2015. Tre i criteri adottati: il 20% dei finanziamenti sarà erogato agli Its sulla base della popolazione tra i 20 e i 34 anni, residente nella regione di appartenenza, mentre il 70% sarà stabilito in base al numero dei ragazzi ammessi all’esame finale e il restante 10% sarà destinato, a «titolo di premiliatà», ai corsi conclusi con una valutazione di almeno 70 punti. Questa sorta di “pagella” degli Its sarà stilata sulla base di tre indicatori: occupabilità (30 punti), professionalizzazione e permanenza in azienda (25 punti), attrattività del corso (25 punti). Scelta non casuale perché, spiegano dal ministero, «i percorsi funzionano solo se offrono allo studente la certezza dell’occupazione e l’acquisizione di competenze fondamentali e spendibili nel mondo del lavoro».
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