martedì 10 maggio 2016
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Il governo insiste, oggi l’annuncio del voto per evitare l’esame di 300 emendamenti. Malumori trasversali ROMA Nonostante i numeri siano meno risicati, il passaggio a Montecitorio per il via libera definitivo al ddl Cirinnà si presenta tutt’altro che in discesa per il governo Renzi. E il premier, non a caso, ha deciso di volare sopra i nodi critici usciti dalla discussione in commissione (come l’obiezione di coscienza dei sindaci e la riapertura della questione stepchild adoption), e di evitare il rischio di franchi tiratori nello scrutinio segreto, ponendo la fiducia. Un voto che potrebbe arrivare domani con conseguente licenziamento del testo giovedì. Intanto, dopo il primo pomeriggio di discussione in Aula, dove sono stati presentati 300 emendamenti, oggi la Camera voterà le pregiudiziali di costituzionalità e di merito delle opposizioni. A seguire, il governo dovrebbe annun- ciare la fiducia. Nelle scorse settimane la commissione Giustizia ha sostanzialmente confermato il testo approvato dal Senato, bocciando tutti gli emendamenti. Soprassedendo perciò su come si sia arrivati al rush finale, per il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, «resta un momento storico e una soddisfazione» e sarà addirittura «un motivo valido per giustificare il mio impegno in politica». Il ragionamento avviene davanti al partito riunito in direzione, quasi in contemporanea a quando, all’interno di Montecitorio, la relatrice del ddl Micaela Campana (Pd) annuncia che votando le unioni civili, «il Parlamento si appresta a cancellare decenni di brutte figure». Certo nel suo partito non tutti digeriscono il provvedimento, tanto che qualche esponente di area cattolica potrebbe addirittura uscire dall’aula nel momento del voto. Nella maggioranza, per ora, l’unico pronto a non votare la fiducia è il deputato Gianluigi Gigli (Demos-Cd). Comunque rispetto al clima infuocato del Senato, a Montecitorio c’è calma apparente, con Ap intenzionata a votare sia la fiducia che il ddl nel complesso. Un testo che, secondo il capogruppo alla Camera Maurizio Lupi, potrebbe addirittura tradursi in uno stop alla giurisprudenza di alcuni tribunali che hanno riconosciuto la stepchild adoption. Ma fra i centristi non mancano i distinguo. «Sono orientata ad astenermi nel voto finale sul ddl – precisa Paola Binetti – mentre voterò sulla fiducia, se sarà posta». La richiesta della deputata, però, è che il premier sia chiaro con il suo partito sui temi etici, cioè che «con questa legge il capitolo è chiuso». Tuttavia qualcuno in Area popolare, come il deputato Alessandro Pagano e il senatore Maurizio Sacconi, ha rivolto un appello al presidente della Repubblica «affinché esamini con cura» il testo, definendolo a «forte impronta ideologica delle comunità lgbt». Un sì incondizionato dovrebbe invece arrivare da Scelta civica, mentre sono più difficili da valutare i dissensi nell’opposizione. In Forza Italia ci sono deputati favorevoli al testo, ma che voterebbero contro nel caso venisse posta la fiducia. Bastano quindi i 140 caratteri di Twitter al vicepresidente della Camera Simone Baldelli per bollare come «illiberale» la norma per cui «le coppie etero conviventi si troveranno di fatto sposate». Molto più criptico il comportamento che terrà nell’emiciclo il nutrito gruppo di M5S, anche se appare scontato il loro no alla fiducia. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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