giovedì 25 aprile 2013
Puntare a interventi mirati evitando se possibile nuove «riforme epocali» ad alto rischio politico. Per rilanciare l’occupazione intervenire sul cuneo fiscale: «Faremo di tutto per ridurlo sui contratti a tempo indeterminato per dare più soldi in busta paga ai lavoratori».
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Il lavoro che non c’è, le imprese che chiudono, la povertà che cresce, i giovani che vanno via dall’Italia. Il primo importante impegno è dare risposte a queste emergenze enormi e insopportabili». Enrico Letta traccia così la sintesi programmatica del governo da varare, non appena ricevuto l’incarico. Sono temi obbligati mentre il vento della crisi economica soffia sempre più forte. Ma anche i temi dei quali l’attuale premier incaricato si occupa da una vita non solo in Parlamento ma anche attraverso l’attività del centro studi Arel, dell’Associazione TrecentoSessanta, del "pensatoio" trasversale VeDrò, dei quali è promotore. Lavoro, imprese e giovani, i temi chiave. Il riformismo come metodo, l’Europa come orizzonte. Sguardo lungo e «pensare in grande» le modalità di approccio ai problemi, quelle che Letta ha descritto nel suo libro «Costruire una cattedrale» (pubblicato nel 2009), nel quale si batteva contro la «malattia del presentismo», cioè una politica troppo miope, piegata sull’oggi. Eccolo dunque il "Bignami" del Letta-pensiero. Puntare a progetti di ampio respiro ma saper utilizzare anche il «cacciavite», come affermava in un’intervista rilasciata poche settimane prima delle elezioni: puntare cioè alla buona manutenzione, a interventi mirati, ad esempio sul mercato del lavoro e le pensioni, evitando se possibile nuove «riforme epocali» ad alto rischio politico. Per rilanciare il lavoro occorrerà «intervenire sul cuneo fiscale, faremo di tutto per ridurlo sui contratti a tempo indeterminato per dare più soldi in busta paga ai lavoratori e incentivare i consumi», prometteva Letta. All’epoca scommetteva su un governo di centrosinistra, non su quella maggioranza ampia ma disomogenea che dovrà guidare ora, se riuscirà a formare il governo. Ma la priorità resta, insieme a quella di «risolvere la questione degli esodati». Altolà invece sull’articolo 18: «Ridiscuterlo senza avere ancora visto come funziona la sua applicazione dopo la legge Fornero è una scelta che non condivido».Un’altra costante riguarda i giovani. Se scappano via il Paese perde futuro. Il numero due del Pd è stato primo firmatario nel 2010 della legge che prevede incentivi fiscali per il rientro dei lavoratori in Italia, il progetto «Controesodo - Talenti in movimento». E poi l’attenzione di vecchia data al tessuto imprenditoriale, un terreno tradizionalmente distante dal centronistra che lo vide nel 2004 effettuare con un altro ex ministro di Prodi, Pier Luigi Bersani, un viaggio nei distretti industriali già in crisi da cui il libro «Viaggio nell’economia italiana».A dare respiro culturale a questi interessi è soprattutto l’Arel, Agenzia di ricerche e legislazione, fondata da Benianimo Andreatta nel 1976 con Umberto Agnelli e della quale Letta tiene le redini da quasi vent’anni. Un centro di studi di cui ha fatto parte anche Marco Biagi, il giuslavorista ucciso dalla Br, e al quale collaborano Carlo Dell’ Aringa e Tiziano Treu. Nel 2005 è nata la community di VeDrò, per mettere insieme trasversalmente le voci più nuove di politica ed imprenditoria. Ultima nata, nel 2007, Trecentosessanta, la più politica delle associazioni di Letta che punta molto sulle nuove generazioni.
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