lunedì 12 agosto 2013
Deriso ed emarginato, il ragazzo si è lanciato nel vuoto dal terrazzo condominiale nel quartiere di San Basilio, nella zona est della Capitale.  «Non avevamo capito cosa stesse vivendo e i tormenti legati alla sua sfera privata», hanno raccontato agli inquirenti della Procura i genitori del ragazzo.
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«Non avevamo capito cosa stesse vivendo e i tormenti legati alla sua sfera privata», hanno raccontato agli inquirenti della Procura capitolina i genitori del 14enne che l’altra notte si è tolto la vita lanciandosi dal terrazzo condominiale del suo palazzo a Roma. Il padre e la madre del ragazzo sono già stati sentiti e stando a quanto filtra da piazzale Clodio, i genitori si sarebbero limitati a raccontare che il loro figlio unico aveva fatto alcuni accenni a questioni di natura personale senza approfondire la questione. Gli elementi che al momento i pm hanno a disposizione descrivono una famiglia molto chiusa in cui i genitori seguivano in modo costante il ragazzo. Nei prossimi giorni ci saranno altre audizioni, comprese quelle dei docenti del giovane e dei compagni di scuola. Intenzione dei magistrati è capire se oltre alla lettera in cui il ragazzo motiverebbe il gesto legandolo alla sua omosessualità, ci fossero stati segnali su un disagio interiore o vessazioni da parte di qualcuno.

Intanto Maurizio Pompili, direttore del Servizio per la prevenzione del suicidio dell'ospedale S.Andrea di Roma, ha spiegato che «l suicidio è fenomeno multifattoriale e trovare un'unica causa alla base del gesto estremo è molto difficile. L'adolescenza è il terreno più vulnerabile su cui una causa precipitante, come possono essere l'omofobia o il bullismo, determina la perdita di un equilibrio spesso precario e portare al suicidio». 

La vicenda ha suscitato un ampia eco mediatica e politica, con interventi anche di alte cariche dello Stato.

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