venerdì 26 febbraio 2010
Nell’Ennese, sulle terre confiscate alla mafia, sorgerà un parco fotovoltaico che darà lavoro a 56 reclusi dell’ospedale psichiatrico giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto. Nasce così il primo distretto nazionale di welfare evoluto.
COMMENTA E CONDIVIDI
Cariddi era il mitico mostro a tre teste guardiano dello Stretto sul versante siculo che divorava navi e naviganti. Dieci anni fa sulla punta più occidentale della Sicilia, che ora si chiama Capo Peloro, un gruppo di giovani di Messina, provenienti in larga parte dall’Azione Cattolica e dall’associazionismo, hanno iniziato a ripulire la spiaggia diventata una discarica abusiva. Innamorati della loro terra questi ragazzi hanno scelto di rinunciare a fare i «cervelli in fuga» e sono rimasti nella loro terra per fare impresa sociale in nome della legalità. Così hanno creato prima la Fondazione Horcynus Orca, poi la cooperativa Ecosmed, quindi un consorzio di cooperative sociali, Sole. Da pochi giorni, da quell’esperienza è nata la prima Fondazione di comunità siciliana, finanziata dalla Fondazione per il Sud, che partirà con un progetto che utilizzerà la green economy per dare lavoro e inserimento sociale a 56 detenuti dell’ospedale psichiatrico giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto.Il finanziamento della Fondazione toccherà i 2,5 milioni. E la Cassa ammende del ministero di Giustizia pagherà altri 2 milioni per liberare internati e reinserirli entro fine anno. Nasce così a Messina il primo distretto nazionale di welfare evoluto. Tra gli altri partner del consorzio messinese, la unità sanitaria locale, Confindustria Messina, il consorzio Cgm, Caritas Italiana e Banca Popolare Etica. L’idea di fondo è che la luce e la natura di questo bellissimo angolo d’Italia potessero compiere un miracolo.«Il reo folle è, tra gli italiani, l’ultimo tra gli ultimi – spiega Gaetano Giunta, 50 anni, direttore della Fondazione di comunità – infatti ha il doppio stigma del malfattore e del pazzo. Per loro il reinserimento e le alternative alla detenzione sono rari». «Luce è libertà» è il nome del progetto perché prende l’energia solare per aprire le sbarre.«È un progetto innovativo – prosegue Giunta – che si propone l’obiettivo della reintegrazione sociale e lavorativa di 56 internati dell’Ospedale psichiatrico giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto. La metodologia è rivoluzionaria: coinvolge enti pubblici e privati e aziende operanti sul territorio, si colloca in un contesto di contrasto alle mafie e prevede un forte impegno nel campo delle energie rinnovabili. Dal punto di vista finanziario, è autosostenibile in 20 anni». Come? «Su due terreni confiscati alle mafie – continua – uno a Pentadattilo, in provincia di Reggio Calabria, l’altro ad Assoro in provincia di Enna entro dicembre partiranno le centrali solari, con il sostegno di Banca Popolare Etica e della Beghelli, azienda produttrice di pannelli fotovoltaici e leader europea nel settore dell’innovazione tecnologica. Produrrano un megawatt». Confindustria Sicilia ha assicurato commesse. Un bando metterà poi a disposizione delle famiglie bisognose i pannelli e l’energia gratis. Diocesi e parrocchie siciliane doneranno altri terreni confiscati e installeranno i pannelli.Il ricavato dal conto energetico, gli incentivi statali e la vendita del surplus prodotto, andrà alla Fondazione per  l’inserimento dei 56 detenuti per 20 anni. Sono prossimi alla scadenza della misura di sicurezza o con misura di sicurezza scaduta e in proroga, ed è previsto un piano personalizzato di inserimento sociale presso le famiglie d’origine o attraverso esperienze di affido etero-familiare, in appartamenti confiscati alle mafie o resi disponibili dalle Caritas diocesane. Oltre alla casa, gli ex-internati saranno seguiti in un percorso di cura personalizzato e progetteranno il proprio futuro assieme ai servizi dell’Ospedale psichiatrico giudiziario, del Dipartimento di Salute mentale della Asl di Messina e dell’Ufficio di esecuzione penale esterna del ministero della Giustizia. Verranno avviati al lavoro attraverso la rete di consorzi sociali Cgm di Calabria e Sicilia. Avranno infine un reddito minimo di 500 euro.«Gli ex internati saranno impiegati nella realizzazione degli impianti del Parco diffuso fotovoltaico, nella manutenzione, nell’autocostruzione delle proprie case e in altri lavori che tengano conto delle loro personali competenze». Modello replicabile in altre parti d’Italia sul modello di queste eccellenza sociale del sud. Cariddi ha aperto porte che sembravano ermetiche.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: