sabato 3 luglio 2010
«Abbiamo riscontrato un'area di sensibilità istituzionale con gli amici dell'Udc, dell'Mpa e dell'Api», ha dichiarato il deputato finiano Della Vedova al termine dell'incontro a Montecitorio sulla posizione da adottare domani alla mozione di sfiducia nei confronti del sottosegretario alla Giustizia. Maroni: con sfiducia al governo si va alle urne. Frattini ad Avvenire: «L’ex leader di An non ha più futuro nella nostra area».
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I finiani, Udc, Mpa e Api hanno deciso al termine di un incontro alla Camera di proporre ai rispettivi gruppi di votare per l'astensione sulla mozione di sfiducia al sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo, che verrà discussa domani in Aula.  «Abbiamo riscontrato un'area di sensibilità istituzionale con gli amici dell'Udc, dell'Mpa e dell'Api», ha dichiarato il deputato finiano Della Vedova al termine dell'incontro a Montecitorio sulla posizione da adottare domani alla mozione di sfiducia nei confronti del sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo.  «Un'area di sensibilità - sottolinea però Della Vedova - che non contrasta con la lealtà che confermiamo al mandato elettorale».I DUBBI DEI FINIANI«Attenzione. Se domani i finiani si astengono sulla sfiducia a Caliendo con Rutelli Casini e Lombardo, se Berlusconi si ritrova anche con un solo voto meno dei 316 della maggioranza, sale al Quirinale». A un certo punto del pomeriggio, circolano sms di questo tipo tra le truppe di "Futuro e Liberta". E lo spettro di una spaccatura nel neonato gruppo Fli alla Camera si concretizza in conciliaboli e riunioni dei fedelissimi al Presidente della Camera, che però non hanno gradito la pubblica esternazione del fronte Fli-Udc-Api-Mpa, fronte vasto schierato per l'astensione.Ci sono i perplessi e quelli pronti addirittura a votare contro la sfiducia e ragionano a lungo (tra gli altri Moffa, Menia, Consolo, Proietti, Bellotti, Napoli, il reggente Giorgio Conte) su come dimostrare alla prima prova dei fatti che il sostegno al governo c'è, così come la volontà di non costituire terzi poli e nuove maggioranze.Una mina che Gianfranco Fini dovrà disinnescare stasera - alla cena con i neonati gruppi alla Fondazione Farefuturo - dove si discuterà della linea astensionistica annunciata e si deciderà il nuovo capogruppo a Montecitorio (in pole position Italo Bocchino). È in questa sede che Fini dovrà dimostrare di avere con sè gruppi compatti per non consentire al premier di poter sostenere che il governo è andato sotto per il mancato sostegno dei finiani, che pure hanno annunciato di volerlo sostenere e di volersi mantenere fedeli alla maggioranza che li ha eletti.Intanto, all'ora di pranzo nella sede della Fondazione di Gianni Alemanno "Nuova Italia", in una riunione dei fedelissimi del sindaco di Roma, di Maurizio Gasparri, Ignazio La Russa ed Altero Matteoli, si è a lungo discusso della necessità per Berlusconi di non farsi condizionare da Fini, fin da questo primo delicato passaggio parlamentare. Del resto, il premier anche ieri lo ha detto nella cena con i senatori: «La via è stretta, non voglio farmi rosolare: al primo incidente si va al voto».«SENZA LA LEGA NON SI VA DA NESSUNA PARTE»Maroni aggiunge: «Senza la Lega non si va da nessuna parte, anche perchè al Senato un qualsiasi altro Governo non potrebbe mai prendere la fiducia. È inutile fare ragionamenti tortuosi. Se il Governo viene sfiduciato, il presidente del Consiglio va al Quirinale a dimettersi. Il capo dello Stato affida un incarico per la verifica di rito ed il verificatore accerterà che non c'è una maggioranza in Parlamento. E la strada delle urne è aperta».E se, invece, si dovesse trovare una maggioranza diversa in Parlamento? «Non esiste - replica Maroni - una maggioranza diversa da quella che hanno voluto gli elettori. È irrealizzabile. Poteva accadere nella Prima Repubblica. Oggi no. Non c'è spazio per giochi di questo genere e senza la Lega non si va da nessuna parte. Se sfiduciano il Governo si va soltanto da una parte: alle urne».
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