mercoledì 11 ottobre 2017
Minorenne per due anni vittima dei clan e dell’omertà di Melito Porto Salvo. Ora è lontano in ambiente protetto per ricostruirsi la vita. Oggi prima udienza contro sette ventenni.
Stuprata dal branco, via al processo
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Maddalena, 17 anni, non ci sarà oggi nell’aula del Tribunale di Reggio Calabria. È lontana, in un ambiente protetto, dove sta provando e riuscendo a ricostruire la sua giovane vita, grazie all’impegno e alla passione di tanti. Ci saranno, invece, i sette giovani di Melito Porto Salvo che per due anni, tra il 2013 e il 2105, hanno abusato di lei, quando non aveva neanche 14 anni. Violenza di gruppo ripetuta, da parte di giovani poco più che ventenni (un minorenne sarà processato a parte), compreso quello che lei riteneva il suo fidanzatino, e compreso «il rampollo della locale cosca mafiosa degli Iamonte e soggetto notoriamente violento e spregiudicato». Si tratta di Giovanni Iamonte, il figlio del boss Remingo, arrestato nel settembre 2016 nell’ambito dell’inchiesta 'Ricatto'. Era lui il 'capo' di quello che i magistrati hanno definito «un manipolo di balordi ventenni», aguzzini che la porteranno «a discendere negli inferi». Una bruttissima storia, nella quale Maddalena (nome di fantasia) si è trovata isolata, tra silenzi e omertà, e poi accusata da parte del suo paese, aiutata solo dalla scuola e dai magistrati. Trovando però poi tanta solidarietà nel mondo associativo e anche nelle istituzioni, come Regione e Comune, che si sono costituite parte civile. Da Libera viene un appello a essere in tanti oggi, idealmente accanto a Maddalena. «Una presenza significativa di cittadini ed associazioni all’udienza – spiegano l’associazione – sarebbe un importante segno di vicinanza verso questa giovane, che nel frattempo ha iniziato un percorso di rinascita e di riscatto sociale con l’aiuto di persone che l’hanno accolta e la stanno accompagnando in questo difficile cammino. Ma anche segno tangibile della stessa società civile che intende schierarsi dalla parte delle vittime e della giustizia». Un’inchiesta che a un anno dagli arresti degli 'aguzzini' ha retto su tutta la linea, come sottolinea il procuratore aggiunto Gaetano Paci che ha seguito con particolare impegno tutta la vicenda. «Sono tutti detenuti, abbiamo già fatto l’incidente probatorio nel quale la ragazzina è stata ascoltata a porte chiuse, evitando così che debba venire in aula. La ragazzina si è rivelata molto solida nonostante il trauma subito. Ora il processo sarà più sui contorni, perché il nucleo centrale è già stato acquisito». Ma non è stato facile, soprattutto per i condizionamenti ambientali, sia familiari che cittadini. «Purtroppo – aggiunge il magistrato – ci siamo trovati in presenza di una famiglia della ragazza che, per varie ragioni, subisce il condizionamento degli Iamonte, sia per ragioni parentali, sia per ragioni di lavoro. E quindi non è stato facile per loro venire a capo di questa vicenda e fare la denuncia, tant’è che quando ci furono i primi approcci con noi la madre, che in un primo tempo era stata d’accordo a farci contattare da un avvocato, poi si tirò indietro e fu il padre che proseguì il rapporto con noi. Non è stato semplice far venire alla luce la storia». Ancora peggio l’ambiente del paese Melito Porto Salvo. «C’è stato poi – prosegue Paci – l’aspetto non meno inquietante di una comunità che ha certamente visto il susseguirsi, il protrarsi di una situazione di questo genere, che accadeva sotto gli occhi di tutti, ma non ha detto niente e anzi, quando poi è venuta fuori la storia, in qualche modo, come nei più classici dei copioni di questo genere, ha finito per incolpare la ragazzina. Che se l’era andata a cercare, perché era figlia di genitori separati, perché non la proteggevano adeguatamente, perché lei era come era... Uno scandalo!». Ma, ci tiene a sottolineare il procuratore, «in questa storia una cosa ha funzionato e io lo ripeto sempre: la scuola. Se non fosse stato per un’insegnante che ha saputo cogliere dietro le pieghe di un tema della ragazzina il disagio che lei stava vivendo, probabilmente la storia non l’avremmo conosciuta. La scuola ha fatto da filtro, da punto di luce importante».

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