martedì 11 agosto 2020
Sul tavolo di Conte già un dossier dettagliato con costi e tempi. «Sullo Stretto serve un miracolo di ingegneria», dice. E la ministra De Micheli spinge: presenteremo una proposta
Stretto di Messina, il governo punta al tunnel sottomarino
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Un tunnel sottomarino per collegare Calabria e Sicilia. Non è uno scherzo. È, invece, un progetto su cui il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha messo davvero la testa. «Ci sono miracoli di ingegneria, ne abbiamo realizzato uno a Genova. Ora, sullo Stretto, dobbiamo pensare a un miracolo di ingegneria». L’inquilino di Palazzo Chigi fa sul serio. E domenica batte un colpo. Insomma archiviata l’idea del Ponte sullo Stretto il governo starebbe seriamente riflettendo sul tunnel sottomarino.

E per dare forza al progetto è già in corso l’analisi tecnica di una proposta progettuale ricevuta dal ministero dei Trasporti guidato dall’esponente dem Paola De Micheli che subito spiega: «Presenteremo la nostra proposta in sede di Recovery Fund». Sulla scrivania del premier ci sarebbe un dettagliato dossier elaborato da un gruppo di ingegneri. Analisi, costi, criticità da risolvere, grafici. Si prova a entrare in fretta nel vivo ma Rino La Mendola, vicepresidente del Consiglio nazionale degli Architetti-Pianificatori, è prudente:«Riteniamo assolutamente necessaria una infrastruttura di collegamento con la Sicilia, che sia un ponte o un tunnel sottomarino. Sarebbe di grandissima importanza per lo sviluppo del Sud, per far arrivare l’Alta velocità ferroviaria sull’isola». Tuttavia – evidenzia La Mendola – «non posso non manifestare la mia perplessità che se ne parli ora dopo aver speso 320 milioni di euro di soldi dei contribuenti» per gli studi di fattibilità sul ponte, «dopo una discussione che dura da decine di anni e più di 30 governi».

Già, basta leggere le cronache. Il primo progetto preliminare si concretizza nel 1992, ma è nel 2002 che parte, sotto il terzo governo Berlusconi, ed é il 2005 quando la Impregilo vince la gara come general contractor. Nel 2006, però, con la vittoria del centrosinistra, il progetto torna nel cassetto. Torna in auge nel 2008, ma qualche anno dopo con il governo Monti l’Italia sembra aver chiuso col Ponte. Viene rilanciato da Renzi nel 2016, ma poi incontra il 'no' di Toninelli nel 2019. Si aspetta allora di capire. Anche il governatore della Sicilia aspetta. «Ho rispetto per la proposta», dice Nello Musumeci, che però subito si interroga: «Ma esiste un piano? O è solo un’idea per cancellare il progetto del Ponte sullo Stretto?».

Conte insomma non convince. E anche Legambiente è subito durissima. «Questo Paese non vuole più essere preso per i fondelli», tuona Stefano Ciafani, ingegnere ambientale e presidente nazionale di Legambiente. E rincara: «La Salerno- Reggio Calabria è stata inaugurata tre anni fa. I treni in Sicilia e in Sardegna non esistono, ti devi muovere in automobile... Troviamo abbastanza irritante questa tendenza a lanciare una suggestione innovativa e importante per provare ad entrare nell’immaginario collettivo degli abitanti». Sarà, ma il cronometro sembra partito e l’iter dovrebbe essere seguito in prima persona dal viceministro M5s alle Infrastrutture, il siciliano Giancarlo Cancelleri che da tempo ripete poche parole: «Il tunnel sottomarino è l’unica soluzione ». E intanto dal dossier nelle mani di Conte spuntano i primi elementi.

Uno: quella dei tunnel sottomarini è una tecnologia utilizzata in tutto il mondo, anche in zone sismiche come il Giappone. Due: il costo dell’opera dovrebbe essere in linea con quello stimato per il Ponte. Nella maggioranza però resta lo scetticismo di alcuni settori del Pd e di quasi tutta Italia Viva, che continua a credere nel progetto Ponte: «Rinviare il progetto, ipotizzando tunnel o altre fantasiose soluzioni, significa allontanare il rilancio del Meridione ancora una volta e di almeno altri 20 anni», dice il capogruppo al Senato Davide Faraone.

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