martedì 16 febbraio 2010
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«Maggioranza e governo si preparano a stralciare l’articolo contestato... L’articolo 16...». Gianfranco Fini prende fiato e prima di lasciare la Luiss (l’università di Confindustria dove ha appena tenuto una lezione su Futuro e giovani) completa quel messaggio: «Così il decreto viene completamente depotenziato». Chi conosce la vicenda capisce subito: la Protezione civile non sarà trasformata in Spa. Le opposizioni esultano, ma non si accontentano. «Continueremo a vigilare perché il governo ha dimostrato di avere interessi enormi in questo affare e non possiamo permetterci di abbassare la guardia», ripete Massimo Donadi, capogruppo dell’Italia dei Valori alla Camera. «Nel decreto ci sono altre cose che vanno modificate», va oltre il presidente dei deputati Pd Dario Franceschini che ipotizza una soluzione su cui ora sono in molti a scommettere: il provvedimento sarà modificato attraverso un maxi-emendamento, sul quale sarà posta la fiducia.Una scelta dettata anche dai tempi stretti: il decreto legge, infatti, scade a fine febbraio e, una volta modificato, deve tornare al Senato prima del via libera definitivo.È una corsa a ostacoli. Questa mattina scade il tempo per la presentazione degli emendamenti. Poi si va avanti e i lavori si spostano in commissione Ambiente dove potrebbe essere modificato il testo del decreto. Qui, a rappresentare il governo e a difendere le misure che tra l’altro si occupano dell’emergenza rifiuti in Campania e del post terremoto in Abruzzo, ci sarà il sottosegretario Guido Bertolaso. Domani, infine, la parola passerà all’Aula.Tutti aspettano di capire. Bertolaso (ieri ha sentito telefonicamente il sottosegretario alla Presidenza del consiglio Gianni Letta) non si sbilancia sul decreto. Parla invece Agostino Ghiglia, il relatore del provvedimento. «Nessun problema» per lo stralcio alla Camera dell’articolo 16 che «ha una sua identità specifica e quindi non deve necessariamente marciare insieme al resto del decreto. Il governo può decidere di modificare il provvedimento in una delle sue parti».Berlusconi tace. Anche se nelle telefonate più private continua a difendere Bertolaso (per molti sempre più tentato dall’ipotesi dimissioni) con parole inequivocabili: «Su di lui solo spazzatura». L’impressione però è che il capo della Protezione civile ogni giorno che passa sia meno forte. E che la resa sul decreto sia un ulteriore colpo alla sua voglia di tenere duro. Resa? Fabrizio Cicchitto prova a giocare d’anticipo e a chiarire che il «governo ha deciso autonomamente, al di là di eventuali diktat formulati dall’opposizione». E spiega: «Già domenica Gianni Letta aveva manifestato la convinzione che il nocciolo del provvedimento consisteva nella conferma del ruolo della Protezione civile e, poi, nel via libera a tutte le questioni riguardanti la situazione del termovalorizzatore di Acerra e dei rifiuti a Napoli, ragion per cui sull’articolo 16 era possibile sviluppare una riflessione ulteriore». E allora? Cicchitto è netto: «Il punto essenziale – chiosa il presidente dei deputati Pdl – è quello di far sì che la Protezione civile, che ha dimostrato grande efficienza, non venga ostacolata da nessun burocratismo o demonizzazioni giudiziarie». Insomma la marcia indietro era nell’aria e le parole di Bossi in mattinata avevano già fatto capire che l’epilogo fosse scontato. «Penso che la Protezione civile non debba diventare una Spa e non debba sparire. Bisogna stare molto attenti a fare certe scelte. Tremonti lo aveva detto da tempo e aveva ragione... Quando non ci sono i controlli nascono i pasticci. Nessuno in politica può evitare di avere i controlli».
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