lunedì 12 ottobre 2015
​Presi i due killer: svolta nelle indagini sull'agguato mafioso del 2014 in cui perse la vita il bambino. La ricostruzione-choc: il nonno lo avrebbe portato con sé per proteggersi. L'orrore di tutte le mafie (A.M.Mira, 21/1/2014)
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​​Svolta nell'indagine sulla strage di Cassano allo Jonio del 16 gennaio 2014. I carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Cosenza hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa su richiesta della procura distrettuale antimafia di Catanzaro, a carico di due indagati per il triplice omicidio di Giuseppe Iannicelli, della compagna Ibtissam Touss e del nipote Nicola Campolongo junior, i cui corpi vennero rinvenuti carbonizzati all'interno di un'auto: i tre erano stati uccisi con diversi colpi di pistola. L'efferato omicidio del piccolo "Cocò" aveva suscitato anche l'attenzione di Papa Francesco, che gli aveva rivolto un pensiero e una preghiera in occasione dell'Angelus in piazza San Pietro, il 26 gennaio 2014. Le indagini, spiegano gli investigatori, "oltre a ricostruire il triplice omicidio sin dalle sue fasi preparatorie, hanno consentito di individuare il movente, documentare la sua connotazione tipicamente mafiosa ed evidenziare le dinamiche criminali insistenti nel territorio della Sibaritide". Il giorno della strage Iannicelli, la sua compagna marocchina 27 enne e il piccolo Cocò, nipote dell'uomo, viaggiavano a bordo di una Fiat Punto. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, la vettura sarebbe stata affiancata da un'utilitaria con a bordo due uomini che con un pretesto - e con ogni probabilità approfittando del fatto che lo conoscevano bene - avrebbero costretto Iannicelli a seguirli.Raggiunto uno spiazzo di campagna, in una zona isolata, i due killer avrebbero sparato a bruciapelo prima a Iannicelli e alla sua compagna, poi al bambino seduto sui sedili posteriori. Ai tre corpi venne poi dato fuoco. Era Iannicelli, con dei precedenti per traffico di droga, il vero obiettivo dei killer: e lui, che forse sapeva di essere nel mirino di qualcuno, portava con sè Cocò, primogenito della figlia Antonia, datogli in affido, forse proprio per ostacolare un eventuale agguato. Ad agosto, il piccolo avrebbe compiuto 5 anni. E il primo settembre la mamma, tornata da poco in carcere a Castrovillari per scontare una vecchia condanna per droga diventata definitiva, aveva voluto ricordare il suo "piccolo angelo" con una struggente letterina di tre pagine recapitata al responsabile del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli. "Gli anni passano e il pensiero di te non mi abbandona mai - scriveva Antonia - il mio cuore continua a sanguinare e la tua assenza non sarà mai colmata, troverò pace soltanto quando la mia anima sarà con te, figlio mio, in cielo tra le nuvole, per sempre. Il mondo, il paese si è dimenticato di te, dell'atrocità che hai subito, ma io no, il cuore di madre non si rassegnerà mai alla morte di un figlio".
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