venerdì 10 aprile 2015
Lunghe code fuori dagli ingressi e un numero maggiore di uomini delle forze dell'ordine schierati fuori e dentro il Palazzo all'indomani dei tre omicidi in un'aula di giustizia. Commemorate le vittime.
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Il baratto imperfetto Alessandro Zaccuri
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Lunghe code fuori dagli ingressi, controlli più accurati e un numero maggiore di uomini delle forze dell'ordine schierati fuori e dentro il Palazzo. Se non fosse per questi particolari, e per le troupe televisive schierate tra i tram di Porta Vittoria come ai tempi di "Mani Pulite" e dei processi a Silvio Berlusconi, il giorno dopo la follia omicida di Claudio Giardiello, il Tribunale di Milano ha ripreso la sua normale attività. "Onestamente un pizzico di preoccupazione ce l'ho dopo quello che è accaduto ieri - spiega una signora in coda in via San Barnaba per depositare un atto -, ma vedo che i controlli sono molto più severi del solito". Gli addetti alla sicurezza, dipendenti della All System, la stessa azienda che curerà gli accessi ad Expo, controllano minuziosamente ogni visitatore al metal detector, esaminando i contenuti di borse e giacche proprio come in aeroporto. Insieme a loro ci sono da oggi anche alcuni Carabinieri, ma la presenza di uomini in divisa è superiore al solito anche tra i corridoi di Palazzo di Giustizia. In via Manara - il varco utilizzato da Claudio Giardiello per entrare armato in Tribunale mostrando un falso tesserino - invece, avvocati, magistrati, e dipendenti continuano ad accedere alla struttura senza passare attraverso un metal detector, ma gli uomini della sicurezza questa volta sembrano più meticolosi e gli avvocati si prestano volentieri e senza protestare ai maggiori controlli.

(Il giudice Ciampi e l'avvocato Claris Appiani, due delle vittime. La terza è Giorgio Erba, coimputato dell'omicida nel processo che si stava svolegndo ieri)
Anche i magistrati che accedono ai cortili interni in auto e moto vengono identificati. "Guarda, oggi controllano anche i tesserini!" dice polemicamente un avvocato al collega, prima di salire la rampa di scale che porta all'interno del tribunale, facendo capire quanto facile possa essere stato per il "killer-immobiliarista" accedere all'interno della struttura con un'arma. Alle 11 in punto, l'attività del tribunale si ferma e in un silenzio rotto solo dalle chiacchiere di qualche ritardatario, questa vera e propria cittadella della giustizia commemora il giudice Fernando Ciampi, l'imprenditore Giorgio Erba e l'avvocato Lorenzo Claris Appiani, le tre vittime della follia di Claudio Giardiello. Alle 11, intanto, in un'aula magna gremitissima (molte le persone costrette ad assistere fuori dall'aula a causa del sovraffollamento) prende il via l'assemblea straordinaria convocata dall'Associazione Nazionale Magistrati per ricordare le vittime della strage. Ci sono numerosi giudici, tantissimi avvocati e anche il vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura Giovanni Legnini. Al secondo piano del Tribunale, davanti alla stanza 250, dove aveva lo studio il giudice Fernando Ciampi, qualcuno ha appoggiato un mazzo di fiori e una valigetta di cuoio. Vicino ai fiori anche un bigliettino, sul quale un avvocato ha lasciato scritto: "Vivrà sempre nel cuore di chi considera sacro il sangue versato per la Giustizia. Intanto all'ingresso del tribunale e nei corridoi sono in molti a puntare il dito sulla carenza dei controlli: "Ieri entrava chiunque, oggi facciamo finta di essere sicuri. Questi sono controlli formali, non sostanziali - spiega ad Avvenire l'avvocato Ugo Di Nicolò -. Io devo solo esibire il mio tesserino, ma nessuno controlla se sia vero o falso. E poi all'interno del tribunale non c'è nemmeno una telecamera o un sistema di video sorveglianza".

Claudio Giardiello, l'autore della sparatoria.
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