martedì 26 febbraio 2013
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​Dal blog controcorrente alla corrente del «contro» (tutto e tutti). Una metamorfosi figlia di un percorso lungo 8 anni, cominciato in Rete e arrivato in Parlamento. La storia del Movimento 5 stelle non inizia il giorno della sua fondazione, il 4 ottobre 2009 al teatro Smeraldo di Milano, ma tre anni e mezzo prima. È il 26 gennaio 2005, infatti, quando Giuseppe Piero Grillo, detto Beppe, figlio di una pianista e di un piccolo imprenditore, e il suo socio, Gianroberto Casaleggio, lanciano il blog beppegrillo.it. Il portale in breve tempo raccoglie un numero elevato di visitatori. Sulla scia del successo online viene creata l’associazione "Amici di Beppe Grillo". L’ex comico genovese invita i sostenitori a seguirlo anche attraverso il social network Meetup per «divertirsi, stare insieme e condividere idee per un mondo migliore». Trascorrono pochi mesi e le tappe del tour 2006 di Grillo da spettacoli si trasformano in veri e propri comizi su politica, informazione, energie rinnovabili, rifiuti, trasporti, diritti d’autore. Intanto su Internet la mobilitazione cresce, sospinta dal vento dell’antipolitica.La svolta arriva l’8 settembre 2007: dalla piazza virtuale a quella reale. Grillo organizza in contemporanea in 200 città italiane il "V-Day", una manifestazione di protesta per mandare i politici "a quel paese" e raccogliere le firme su tre proposte di legge: divieto di candidarsi per chi ha subito una condanna, ineleggibilità dopo due legislature, elezione diretta di deputati e senatori. Grillo sceglie il palco di Bologna per lanciare l’iniziativa. Piazza Maggiore è gremita e l’ex comico capisce che la rabbia della gente è il terreno da conquistare. «Non voglio creare un nuovo partito, ma distruggere quelli esistenti: sono incrostazioni della democrazia». Il linguaggio è infarcito di termini scurrili e insulti indirizzati soprattutto alla "Casta". Incurante di essere etichettato come "populista" e nuovo "uomo qualunque" (dopo l’esperienza di Guglielmo Giannini degli anni Quaranta), Grillo va avanti. Costruita la macchina del consenso, si può lavorare al movimento. Nel gennaio 2008, in seguito alla caduta del governo Prodi, l’annuncio: «Da oggi il blog fa politica attiva. Per un nuovo Rinascimento». I primi risultati non sono esaltanti. La lista "Amici di Beppe Grillo" alle amministrative del 2008 non sfonda. Così per i successivi appuntamenti elettorali viene presentata la "Lista civica a cinque stelle". A luglio 2009, però, si manifesta la prima delle (tante) contraddizioni grilline: dopo aver definito i partiti tradizionali «già morti», l’ex comico comunica la volontà di iscriversi al Pd per candidarsi alle primarie. Richiesta respinta per «mancanza dei requisiti necessari».Dal rifiuto nasce il movimento M5S, dove le stelle del simbolo si riferiscono ai cinque temi-chiave della formazione: acqua pubblica, ambiente, mobilità sostenibile, sviluppo, connettività. Dal 2009 al 2011, a colpi di elezioni comunali e regionali, l’ascesa è costante. Passando anche, il 25 e 26 settembre 2010, per una grande kermesse musical-politica a Cesena, denominata "Woodstock 5 stelle", che vide la partecipazione di decine di migliaia di persone. Alle amministrative del maggio 2012 il movimento si presenta in 101 comuni dei 1.012 al voto. A Parma, al ballottaggio, viene eletto sindaco Federico Pizzarotti, candidato M5S. Con i successi elettorali spuntano le prime crepe interne. «Ho vinto io, non Grillo», commenta Pizzarotti. Lapidaria è la risposta del leader: «Hanno vinto i cittadini». Polemiche a cui si sommano problemi di governabilità, con le famiglie che contestano sindaco e giunta per aver aumentato le rette degli asili e affossato il «Quoziente Parma». Quattro mesi fa le regionali in Sicilia, dove M5S conquista quasi il 15 per cento dei voti. Poi, prima di Natale, arrivano le epurazioni, alcune "eccellenti" come quelle di Giovanni Favia, colpevole di un fuorionda tv in cui denunciava la mancanza di democrazia interna, e Federica Salsi, cacciata per aver partecipato a una puntata di "Ballarò". A inizio 2013 parte lo "Tsunami-tour". Grillo gira l’Italia in camper. La strategia è chiara: niente tv, nessuna intervista con i giornalisti italiani (all’ultimo momento viene annullata anche quella concordata con Sky) e divieto per i candidati a partecipare ai <+corsivo>talk show<+tondo>. Con l’avvicinarsi delle elezioni politiche il leader alza la voce e il tiro: «Apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno». E ancora: «Sarà un bagno di sangue». Da Milano invita i politici alla resa: «Siete circondati». Gli affondi proseguono fino al comizio conclusivo di Roma. Cala il sipario sulla prima fase di vita del movimento. Ora se ne apre subito un’altra. Non si giocherà né in Rete né in piazza, ma in Parlamento. Adesso gli slogan anti-Casta non servono più.
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