Entra in vigore oggi la 'Convenzione di Istanbul' sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. A oggi 13 membri del Consiglio d’Europa hanno ratificato il testo presentato nella capitale turca tre anni fa e 23 Stati l’hanno firmato ma non lo hanno ancora adottato nei rispettivi sistemi giuridici. Tutti i Paesi coinvolti «devono ora agire per migliorare la vita di numerose donne e ragazze vittime di violenza per il solo fatto di essere donne», ha dichiarato Thorbjørn Jagland, segretario generale del Consiglio d’Europa, in un messaggio agli Stati membri che non hanno ancora siglato il trattato che prevede anche «la creazione – spiega il norvegese Jagland – di un gruppo di esperti indipendente che fornirà resoconti sul rispetto delle norme da parte degli Stati». Sono almeno 12 le donne che muoiono ogni giorno in Europa a causa di violenze domestiche. In Italia, solo nel 2013, sono state uccise dal proprio partner 134 donne, in media una ogni 65 ore. Nella Ue il 45% delle donne ha subito molestie sessuali e il 18% lo stalking. Secondo la Banca mondiale le donne tra i 15 e i 44 anni corrono più rischi di essere stuprate o diventare vittime di violenza domestica che di ammalarsi di cancro o di malaria, di rimanere vittime di un incidente stradale o di una guerra. E come dimostrano i dati raccolti dal Consiglio d’Europa neanche i suoi 47 Stati membri sono ancora all’altezza di arginare del tutto questa deriva, che ha un costo stimato di 34 miliardi di euro l’anno, ossia 555 euro pro capite. Proponendo un quadro completo e giuridicamente vincolante, la Convenzione promuoverà le misure di prevenzione e tutela e dovrebbe tradursi in un aumento delle indagini, dei processi e delle condanne degli autori delle violenze. Secondo una recente analisi sulle norme e le prassi in materia di lotta contro la violenza nei confronti delle donne negli Stati membri del Consiglio d’Europa, i governi hanno adottato «misure e iniziative promettenti che rispecchiano le direttive annunciate nella Convenzione», spiega una nota dell’organismo con sede a Strasburgo. «Tuttavia questa analisi, pubblicata dalla Commissione del Consiglio d’Europa sull’uguaglianza di genere, dimostra anche l’esistenza di lacune e carenze».