venerdì 13 febbraio 2015

Il Tar boccia l'inclusione tra i redditi di pensioni d'invalidità e indennità.

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Parte zoppo il nuovo Isee. O meglio: azzoppato dal Tar del Lazio che ha riconosciuto le ragioni delle associazioni dei disabili: le pensioni d’invalidità e le indennità di accompagnamento non vanno considerate tra i redditi disponibili per non penalizzare fortemente proprio uno dei segmenti più deboli della nostra società. Perciò il nuovo Isee, che dopo una lunga gestazione è entrato in vigore il 1° gennaio scorso, per il Tar è illegittimo laddove prevede che nel reddito complessivo siano conteggiate anche le indennità e le pensioni percepite dal soggetto che vive in una situazione di accertata disabilità. Il ricorso era stato presentato nell’aprile 2014 contro la Presidenza del Consiglio dei ministri da un cartello di organizzazioni composto essenzialmente da genitori di persone disabili, riunite nell’Utim (Unione per la tutela delle persone con disabilità intellettiva) e nell’associazione «Promozione Sociale». Ora la prima sezione del Tribunale amministrativo regionale ha giudicato fondata una delle nove tesi proposte con il ricorso (respinte le altre) e ha pertanto dichiarato in parte illegittimo il decreto con il quale il governo aveva approvato il regolamento dell’Indicatore della situazione economica equivalente, utilizzato per valutare la condizione di chi richiede prestazioni sociali agevolate o l’accesso a condizioni agevolate ai servizi di pubblica utilità. Ad essere stata bocciata è la parte che prevede di conteggiare, fra le altre, anche le pensioni di invalidità e le indennità di accompagnamento nella nozione di reddito disponibile. «Il piccolo Davide ha fatto un occhio nero a Golia», esultano i promotori del ricorso sentiti dall’agenzia Redattore sociale. Con questo pronunciamento il governo sarà ora chiamato a modificare il decreto in modo che vengano rispettate le considerazioni espresse dal Tar. Il collegio giudicante fa infatti notare che con il nuovo Isee si è commesso l’errore di considerare come «reddito disponibile» anche quei proventi «che l’ordinamento pone a compensazione della oggettiva situazione di svantaggio, anche economico, che ricade sui disabili e sulle loro famiglie». «È un errore di interpretazione della volontà del legislatore, il governo dovrebbe fare ricorso», replica invece l’ex viceministro Maria Cecilia Guerra, oggi senatrice del Pd, che difende la ratio della riforma dell’Isee, escludendo che sia penalizzante per le famiglie con disabili.
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