mercoledì 18 settembre 2013
Così l'ex premier nel videomessaggio diffuso in serata. Il Cavaliere prende atto della decadenza: «Farò politica anche fuori dal Parlamento». Giustizia, l'appello agli italiani «onesti e di buon senso: reagire». Le reazioni da Franceschini a Brunetta. Epifani: «Irresponsabili toni da guerra fredda».
Letta: «Il governo terrà, ma niente guerriglie»
Decadenza di Berlusconi, no al testo Augello
COMMENTA E CONDIVIDI

«Io sarò sempre con voi, decaduto o no. Si può fare politica anche al di fuori del Parlamento...». Sono le 18.15 quando la voce di Silvio Berlusconi, fino a quel momento stentorea, s’incrina per un attimo. È il passaggio emotivamente più delicato del videomessaggio, quello in cui l’ex premier e attuale leader del centrodestra ammette, davanti al Paese, che l’ipotesi della decadenza dal seggio senatoriale e della successiva incandidabilità non rappresenta più un’eventualità remota, ma una realtà incombente, della quale sta si sta preparando, suo malgrado, a prendere atto. Ma è solo un attimo, appunto. Il groppo in gola si scioglie, l’amarezza e la malinconia che gli velano lo sguardo svaniscono: «Non è il seggio che fa un leader – prosegue il Cavaliere, guardando dritto in camera –, ma è il consenso popolare ciò che non mi è mai mancato. E sono sicuro che non mi mancherà nemmeno in futuro...». È il quindicesimo minuto del video, diffuso dalle tv e su Internet, e mancano solo altri 90 secondi, quelli in cui partirà l’appello finale agli elettori, affinché riprendano in mano la «bandiera di Forza Italia». Ma prima di questo, il leader dell’ormai ex Pdl ha ripercorso le ragioni della sua discesa in campo nel 1994, sollecitato riforme economiche e fiscali pur evitando accuratamente di evocare una crisi di governo e, soprattutto, ha sfogato la rabbia accumulata negli ultimi 50 giorni, fra le due batoste della Cassazione (la sentenza Mediaset del 1° agosto e quella di martedì sul Lodo Mondadori), attaccando le toghe e parlando senza mezzi termini di una «democrazia dimezzata alla mercè della magistratura politicizzata».Niente crisi, ma no a «bombardamento fiscale». Look dei momenti importanti, (doppiopetto blu Caraceni e cravatta a piccoli pois Marinella), alle sue spalle una libreria zeppa di volumi e due foto di famiglia, il Cavaliere parte con un incipit proprio da pater familias: «Voglio parlarvi con la sincerità con cui ognuno di noi parla alle persone alle quali vuole bene quando bisogna prendere una decisione importante, che riguarda la nostra famiglia». Poi, nei primi due minuti del messaggio, fa l’unico riferimento indiretto all’attività del governo Letta, senza accennare ad alcuna ipotesi di crisi, ma incalza l’esecutivo sulle riforme economiche: «I nostri ministri hanno già messo a punto le nostre proposte per il rilancio economico, per fermare il bombardamento fiscale che sta mettendo in ginocchio le nostre famiglie e le nostre imprese».Le toghe? Un «contropotere». Subito dopo però è il condannato Silvio Berlusconi a parlare, dando il via ad una durissima filippica (che prosegue fino al decimo minuto del messaggio) contro le toghe, soprattutto contro Magistratura democratica, la componente di sinistra della categoria: «La magistratura si è trasformata in un contropotere dello Stato in grado di condizionare il potere legislativo e ed esecutivo con la missione di realizzate per via giudiziaria il socialismo». Il Cavaliere grida ancora una volta alla persecuzione, snocciolando le cifre del suo calvario giudiziario: «50 processi contro di me» e «41 assoluzioni». Il cruccio maggiore è la condanna definitiva per frode fiscale: «Sfidando la verità e sfidando il ridicolo sono riusciti a condannarmi con una sentenza mostruosa e politica». Il tono sale: «Non ho commesso alcun reato, sono assolutamente innocente», tuona. Sul piano legale, tuttavia, la sua battaglia continua: «Si illudono di essere riusciti a estromettermi dalla vita politica con una sentenza politica, mostruosa che potrebbe non essere definitiva, perché mi batterò per ottenere la revisione in Italia ed Europa». Ma si scaglia pure contro la conferma della condanna sul Lodo Mondadori (che ha imposto a Fininvest di versare un maxirisarcimento di 494 milioni alla Cir di Carlo De Benedetti): i giudici «hanno aggredito il mio patrimonio e riconosciuto ad un noto sostenitore della sinistra una somma 5 volte superiore al valore delle mie quote».«Italiani, ribellatevi». Il leit motiv «riforma della giustizia» offre a Berlusconi l’abbrivio per l’ultima parte del messaggio, quella in cui, con toni quasi grillini, riscalda i cuori dei suoi sostenitori. Gli ultimi sei minuti del video si trasformano in un accorato appello «a impedire che la sinistra salga al potere», fra fugaci cenni alla difesa dei «valori cristiani» e della famiglia. La storia recente del rissoso Pdl, spaccato fra falchi e colombe, è ormai archiviata. Ora, «la cosa migliore da fare è riprendere in mano la bandiera di Forza Italia», per «conquistare la maggioranza dei consensi» perché «solo così in Parlamento potremo fare del bene all’Italia e liberarci dall’oppressione giudiziaria, burocratica e fiscale». Quindi la "chiamata alle armi", in stile "zio Sam": «Per questo ti dico: scendi in campo anche tu, con Forza Italia». È passato un quarto d’ora e Silvio Berlusconi si avvia al finale, con toni lirici: «Forza Italia! Forza Italia! Forza Italia!.Viva l’Italia, viva la libertà!», scandisce, con la mano sul cuore. Il futuro è nel ritorno al passato.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: